l film sulla storia degli attivisti gay parigini fa flop e la colpa ricade sulla comunità LGBT che non lo va a vedere. Sta facendo parecchio discutere online il tweet di Teodora Film, il distributore italiano di 120 battiti al minuto, film diretto dal francese Robin Campillo che ha vinto il Grand Prix a Cannes 2017. “Fiasco in Italia per 120 Battiti Al Minuto che nel mondo riempie le sale: e anche la comunità LGBT diserta il film. Ve lo meritate Adinolfi”, hanno scritto nei 140 caratteri da Teodora. E non si sono fatte attendere le risposte, anche feroci, degli utenti. “Complimenti per la rosicata in piazza e per l’insulto gratuito a tutta una comunità. Forse non li meritate voi gli spettatori”, stigmatizza il tweet di Giulia Marras. “Ok ma lo avreste mai scritto “ve lo meritate Hitler” per un film sulla Shoah? L’amarezza non giustifica un insulto”, aggiunge piccato Piergiorgio d’Onofrio. E ancora, tra le decine di rimproveri, giacomo cardaci: “Caduta di stile o trovata commerciale? Entrambe. Ad ogni modo, questa uscita è doppiamente schifosa. Nessuno si merita l’odio, l’omofobia”. Ma c’è anche chi come Francesco Torto la pone sul piano della ricchezza assoluta a livello tematico del film: “Tecnicamente non c’è nessuna offesa. Questo film è da una parte, Adinolfi dall’altra, e questa volta ha vinto Adinolfi”.
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La pietra lanciata da Teodora non fa comunque rimanere indifferente il mondo LGBT: “120BattitiAlMinuto | La provocazione di @teodora_film sia una scossa per tutta nostra comunità LGBT sui nostri valori di fondo”, scrive giannielle1.it. Francesco Angeli: “Grazie. Per molti ci meritiamo anche e ancora l’AIDS. Con questo messaggio il film farà un successone”. Oppure c’è chi come Martin Router King riporta la questione sul tema immediato delle capacità distributive di Teodora: “Fatemi capire, non siete stati in grado di vendere un film e ve la prendete con il pubblico? Lungimiranti”. Non è la prima volta che Teodora adotta una tattica prudente nel mostrare un film delicato e controcorrente rispetto al mainstream con alcune anteprime mirate (in questo caso per 120 battiti, Roma, Milano e Bologna), per poi puntare a poche sale, visti i costi altissimi di distribuzione per un’azienda indipendente. Per 120 battiti al minuto sono state scelte 40 sale ma concentrate nei capoluoghi come ad esempio le 4 di Roma e le 3 di Milano, proprio come fatto per 45 anni, uno dei titoli del 2016 della casa di distribuzione di Vieri Razzini e Cesare Petrillo, che dopo la prima settimana di successi aumentò il numero di sale e arrivò a toccare un milione di euro d’incassi. Qui però visti gli scarsi risultati al box office nei primi quattro giorni, le già poche sale invece di aumentare, diventeranno ancora meno.
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66.998 euro è stato l’incasso di 120 battiti al minuto in 4 giorni di programmazione – 10.299 spettatori paganti, media di 1.675 euro a sala, 18esimo posto complessivo al botteghino – quando in Francia solo il primo giorno in sala a fine agosto 2017 il film ha sfiorato i 200mila euro con il primato al box office e quasi il triplo dei ricavi dopo un mese di programmazione. Così i pochi interventi di difesa del film, e del post, si sono trasformati o in un affettuoso commiato (“Ma Non è fiasco nei nostri cuori ! Ha nutrito tanto il nostro spirito, un giorno verrà capito anche dalla massa pecoreccia . #cult”), o come scrive Fabio Nacchio Nastri una lapalissiana considerazione di un dato di fatto oramai conclamato: “Non voglio generalizzare, ma una fetta imponente della comunità LGBT italica è molto più attratta da GFVIP e Isola dei Famosi. Tristezza”.