Il Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato è intervenuto duramente a sostegno dei diritti dei figli delle coppie gay. Secondo Amato serve il prima possibile una legge che tuteli questi bambini, troppo spesso dimenticati a causa di lotte politiche interne. Amato ha precisato che le sue parole non vanno interpretate come un monito ma come una sollecitazione al Parlamento.
Così il Presidente della Consulta è tornato a parlare dopo la conferenza indetta lo scorso 16 febbraio a seguito della bocciatura dei referendum Eutanasia e Cannabis legale. All’epoca Amato aveva già lanciato una stoccata alle Camere affermando: “Se lo veda il Parlamento“.
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Giuliano Amato ha preso la parola durante la conferenza stampa che ha seguito la relazione annuale sulla giurisprudenza costituzionale. Il Presidente della Corte Costituzionale ha toccato più temi, non solo la guerra in Ucraina ma anche quelli più impellenti per il nostro Paese. Questioni relative al tema dei bambini nati da maternità surrogata o sul riconoscimento di figli nati con fecondazione eterologa nell’ambito di coppie gay.
“È imprescindibile l’esigenza di tutelare l’interesse dei bambini, ma serve una legge”, spiegando che la “disciplina dei rapporti di famiglia è un settore assai delicato in cui entrano in gioco numerosi valori costituzionali: bilanciarli spetta in prima battuta al legislatore, il cui faro dev’essere la salvaguardia dell’interesse dei figli e dell’evoluzione scientifica e tecnologica nell’ambito della filiazione“.
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Amato è stato chiaro, per lui è fondamentale che si promulghi una legge apposita, il lavoro della Consulta in questo caso non può bastare. “Noi non siamo la maestrina del Parlamento, non siamo un’autorità superiore al Parlamento, non diamo moniti ma sollecitiamo il Parlamento a intervenire” e “a trovare intenti”.
E ancora: “Noi interpretiamo la superiorità della Costituzione sopra le leggi”. Parole che sono state sentite chiaramente dai Presidenti di Camera e Senato Fico e Casellati, e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e, in rappresentante del governo, il ministro della Giustizia Cartabia.