In n Spagna adesso anche donne single, lesbiche e persone transgender potranno accedere alla riproduzione medicalmente assistita nel sistema di salute pubblico, dove il servizio è gratuito.
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La ministra della Salute, Carolina Darias, ha firmato un ordinanza per prevedere l’estensione del servizio e l’eliminazione delle precedenti restrizioni, che è stata salutata come una conquista dagli attivisti del movimento Lgbt+, nonostante alcuni malumori in una parte del movimento femminista.
Fecondazione gratuita per tutte
L’ordinanza firmata dalla ministra Darias estende a tutte le donne spagnole la possibilità di accedere gratuitamente, tramite il servizio sanitario nazionale, alla fecondazione medicalmente assistita, senza paletti circa l’identità di genere o lo stato coniugale dei soggetti richiedenti. “Oggi è un giorno di restituzione di diritti che non dovrebbero essere mai stati aboliti”, ha dichiarato Daria, aggiungendo che “si tratta di proteggere ed espandere i diritti, i nostri valori e un chiaro impegno per la solidarietà. La nostra intenzione è continuare il recupero dei diritti attraverso la salute pubblica universale”.
Il supporto dei movimenti Lgbt+
Naturalmente, a festeggiare in prima linea sono i movimenti e gli attivisti Lgbt+. Come riporta El Pais Uge Sangil, presidente della Federazione nazionale di lesbiche, gay, trans, bisessuali, intersessuali e altro (Felgtbi+), ha accolto la firma della normativa con parole di speranza: “Quando varcherò quella soglia lo farò sapendo che la mia ragazza Cristina ed io potremo considerare di avere una gravidanza, perché avremo accesso alla sanità pubblica, perché quando lei uscirà da quella porta io saprò che ogni donna single, lesbica, bisessuale e transgender recupererà un diritto strappato dal Partido Popular”. “Siamo parte di un cambiamento radicale. E lo facciamo mano nella mano con gli attivisti e le autorità pubbliche”, ha aggiunto, sottolineando che “espandere i diritti riproduttivi significa espandere i diritti umani”. Alcuni segmenti dell’universo femminista non hanno tuttavia accolto con favore la nuova legge, sostenendo che vada a minare le basi della lotta contro la discriminazione nei confronti delle donne.