“Essere gay in Kenya può costare 14 anni di galera”. Questo prevede la legge. Nei fatti è applicata raramente.
Ma a Nairobi e dintorni sta succedendo di peggio: viene applicata la pena di morte da parte di criminali omofobi che restano impuniti. In aprile è stata uccisa Sheila Adhiambo Lumumba, 25 anni, dipendente alberghiera, attivista per i diritti della comunità LGBTQ. Abitava a Karatina, nella contea di Nyeri.
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E’ stata trovata dopo alcuni giorni violentata, strangolata, accoltellata e con le gambe spezzate. Il 3 gennaio scorso, dentro una cassa di metallo, buttata sul ciglio della strada, è stato trovato il cadavere in avanzato stato di decomposizione di un altro notissimo militante per le libertà sessuali. Si chiamava Edwin Chiloba, aveva anche lui 25 anni. Torturato e strangolato. Il giovane Chiloba non aveva mai nascosto le sue tendenze e il suo impegno civile. Nella bara dell’orrore indossava abiti femminili, quelli che indossava alla festa dell’ultimo dell’anno, secondo quanto rivela un clip in cui lo si vede ballare con gli amici.
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L’atroce delitto ha suscitato ancora una volta un’ondata di sdegno, di proteste e di rabbia, soprattutto da parte di chi si sente stigmatizzato ed emarginato dalla società conservatrice per ignoranza e per motivi religiosi, siano essi cristiani o islamici. Non è un caso che molti episodi di intolleranza si verifichino sulla costa, a maggioranza musulmana.