Elisa, ospite al programma “I Lunatici” di Rai Radio2 ha parlato del suo rapporto con la popolarità…
“Nel mio paese mia mamma è più famosa di me. Era una parrucchiera, ora è in pensione. Ha fatto la parrucchiera per tanti anni, è amica di tutti. C’è più gente che mi ferma per chiedermi di salutare mia madre che per parlare con me. Per il resto, bisogna trovare degli escamotage. Se vado al centro commerciale, magari con i bambini, non vado il sabato pomeriggio, ma di mattina, in mezzo alla settimana”.
Elisa ha ricordato quando, a 15 anni, partecipò al Karaoke, condotto da Fiorello: “Fu un caso. Io facevo la parrucchiera. Una nostra cliente che cantava doveva andare a fare questo karaoke, che aveva messo tutti in fermento. Questa cliente era bravissima a cantare, doveva partecipare. Poi all’ultimo momento si è ammalata, le è venuto un febbrone con molto mal di gola. Per puro caso andai io, insieme a mia madre e a un mio amico. Fu una baraonda, ogni volta che rivedo quel video sorrido“.
Su cosa avrebbe fatto se non fosse riuscita a sfondare nel mondo della musica: “Avrei voluto fare la fioraia. A casa mia ci sono tantissime piante e moltissimi fiori. Ho il pollice verde. Poi mi piace da sempre arredare gli interni. Ho disegnato la mia casa insieme agli architetti. Mi sarebbe piaciuto fare l’arredatrice. Adoro andare per mercatini e collezionare cose vecchie. Mobili, cartoline, vestiti”.
Sul suo rapporto con il padre: “Ho sofferto molto per la sua mancanza, mi ha cambiata, non mi ha lasciata indifferente. Ho avuto un padre, ma non ha vissuto mai con noi, non l’ho mai sentito presente nella mia vita, non ho contato su di lui, non gli ho chiesto mai nulla. Non ho avuto il padre per come lo intendiamo nel senso comune del termine. Ho sempre avuto ed ho una grande forza di reazione”.
Elisa ha raccontato di alcuni episodi di bullismo di cui è stata vittima quando andava a scuola: “Alle elementari prendevo un sacco di botte da due gemellini, cattivissimi. Erano terribili. Mi davano calci negli stinchi. Ero la più bassa di tutta la scuola, tutti crescevano e io no. Questi due gemellini mi aspettavano nella vietta dove non c’era nessuno e mi davano un sacco di botte sugli stinchi, praticamente tutti i giorni. Arrivavo a casa in lacrime”.