“Sono stati gli altri a farmi sentire sbagliata, diversa. Per me era tutto al posto giusto: mi sentivo una femminuccia. Poi, con le prime vessazioni, iniziai a capire che il corpo non si sposava appieno con la mia anima”. E’ quanto dichiara da Elenoire Ferruzzi al settimanale Chi, in un’intervista realizzata da Alessio Poeta in cui ripercorre la sua storia.
“Alle elementari, per esempio, ero innamorata del mio compagno di banco. Si chiama Paolo. Durante qualche lezione iniziai a disegnare sul diario un cuore rosso con , vicini, i nostri nomi” e qui la prima grande sofferenza. “La maestra, dal nulla, lo mostrò a tutta la classe e iniziò ad urlare: ‘Avete visto il vostro compagno cosa sta facendo? Vergogna!”. Quando tornò a casa era distrutta, la scuola era diventata il suo inferno, ma per fortuna la madre si rese conto della gravità della cosa e prima di cambiarle scuola andò a parlare con la maestra. La madre è stata una figura fondamentale, era lei che asciugava le sue lacrime e che le stava sempre vicina. La sua infanzia è stata “stupenda. Ho dei genitori fantastici, che non mi hanno mai lasciata sola. I problemi veri sono arrivati quando ho iniziato a interfacciarmi con la società”. Oggi Elenoire non ha più “rancori, nè rabbie represse. Ho perdonato tutti”.
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Nel corso della sua vita ha poi incontrato alcuni dei bulli che l’hanno vessata, racconta ancora al settimanale diretto da Alfonso Signorini: “Con qualcuno ci ho anche fatto l’amore. Non mi aveva riconosciuta: del resto io sono cambiata molto! Tanto che, quando gli rivelai la mia identità, rimase a bocca aperta e mi disse: ‘Ti chiedo scusa per tutto il male che ti ho fatto. Ai tempi io non avevo i mezzi per capire’. Una vera rivincita”.
In molti le chiedono dell’operazione finale, ma su ciò Elenoire ha un’idea ben precisa: la morbosità nel sapere è “una cosa tipicamente italiana e prettamente maschile. Alle donne non interessa assolutamente”. Parlando di chirurgia lei ritiene di non aver esagerato con le operazioni perché “l’esagerazione è negli occhi di chi guarda. Per me questo corpo è arte“.
Il Covid e il coma:
Nel 2021 Elenoire si è ammala di covid, è stata in coma per quattro mesi, più di una volta chiamarono mia madre per dirle: ‘È questione di ore non ce la farà’. Durante l’incoscienza avevo sangue infetto, polmoni bucati. C’era una macchina che respirava per me. Stavo morendo“.
Durante il coma ha avuto delle visioni, ha visto la nonna che le diceva che l’avrebbe salvata. Il risveglio è stata la parte più traumatica perché non aveva la percezione del tempo che era passato e in quel momento “ho avuto un crollo emotivo, psicologico, oltre che fisico. Ero circondata da sacche di cortisone. Non muovevo più braccia e gambe. Non avevo voce. Ho perso più di 40 chili. Tanto era il dolore chiedevo di morire. Il mio corpo era stremato”.
Parlando di covid afferma che lei non ha mai avuto posizioni no vax perché per lei “non c’è mai stata par condicio tra scienza e scemenza. Io ero soltanto scettica su alcune restrizioni. Vivo della mia arte, del mio lavoro e, restando a casa, non mangiavo. A differenza di altre categorie io non avevo sussidi o tutele”.