“Ho provato a sopravvivere e ho fallito, perdonatemi. L’esperienza è stata dura e sono troppo debole per resistere, perdonatemi”. Con queste parole la giovane attivista egiziana Lgbt Sarah Hijazi ha dato l’ultimo saluto prima di togliersi la vita.
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A testimoniare la morte della ragazza con una foto del biglietto è stato il suo avvocato, che ha confermato il suo suicidio sui social.
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Sarah aveva 30 anni e, nell’ottobre del 2017, è stata arrestata durante un concerto dei Machrou Laila al Cairo per aver sventolato una bandiera arcobaleno con l’accusa di voler “diffondere l’omosessualità” in Egitto.