Perché le puzzette (specie se degli altri) ci provocano divertimento e ci fanno ridere?
Del resto, si tratta di un bisogno fisiologicamente naturale oltre che necessario, un po’ come respirare, mangiare o dormire. Tuttavia, a differenza di altre funzioni fisiologiche, il “flatus” è una fonte di infinito umorismo, forse più di qualsiasi altro soggetto nell’esperienza umana. Ma perché, allora, le puzzette fanno ridere e provocano divertimento? Questa è una domanda seria e filosoficamente interessante.
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A guidarci in questa scoperta è Clas-Göran af Björkesten, docente clinico di medicina interna: “Tutti noi produciamo gas intestinali. In alcune persone, il gas viene rilasciato in modo meno appariscente, mentre in altre il rilascio può essere eccessivamente evidente. In alcuni individui, il gas viene riassorbito in modo più efficiente nel corpo o esce dal corpo insieme alla defecazione. Altri producono quantità di gas così abbondanti che il loro addome si gonfia considerevolmente”.
Anu Korhonen, professore di area e studi culturali, risponde alla domanda perché le puzzette fanno ridere: “La comicità dei peti è associata a una fisicità incontrollabile. Le flatulenze sono una parte della fisicità nascosta che si spinge in superficie. Per parafrasare Mikhail Bakhtin, fa parte del corpo grottesco. Tuttavia, ci sono delle differenze: gli atteggiamenti nei confronti della scoreggia maschile sono stati più permissivi rispetto alla scoreggia femminile. La prima è stata percepita anche come una critica alla razionalità, rivelando la follia della raffinatezza. È servito come un’interiezione adatta nella conversazione maschile”.
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E così, la fisiologia umana ha portato alla curiosità e, dunque, anche al divertimento: “Nei primi scherzi, uno dei ruoli più importanti del peto era quello di dimostrare la nostra umanità condivisa e aggiungere un minimo di uguaglianza tra le persone: siamo in balia dei nostri corpi e capaci di ridere insieme“.