Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per “La Verità”
I grandi giornali in questi giorni, sulla vicenda di Luca Morisi, il guru della comunicazione social della Lega, hanno raccontato tutto e il contrario di tutto. Notizie frammentarie e imprecise, spesso contraddittorie e, successivamente, contraddette. L’importante era tenere alta l’attenzione sulla notizia, reggere tutta la settimana sino alle elezioni.
Lega nella bufera sul caso Luca Morisi: spuntano Grindr e escort gay
L’unica cosa che i quotidiani si sono ben guardati dal mostrare sono i volti dei due escort. Sono stati protetti come pentiti di mafia. In fondo loro servivano come «dichiaranti» e non andavano esibiti sui media. Magari la garanzia della riservatezza è servita a fargli rilasciare interviste «esclusive» con il ciclostile.
Decine di inviati sono andati in trasferta a caccia di festini gay con droga, avendo un’unica cautela: mostrare solo uno dei tre partecipanti all’orgia, Morisi, il domatore della tanto vituperata Bestia. Gli altri due, i professionisti, no, loro dovevano essere tutelati. In questa storia, invece, i due giovanotti non sono delle vittime.
Uno dei due è indagato al pari di Morisi per cessione di sostanze stupefacenti. La coppia di prostituti potrebbe persino aver messo in atto un’estorsione ai danni del consulente milanese. Di certo i due hanno chiamato i carabinieri denunciando un fantomatico «furto» e durante le trattative telefoniche e anche a casa di Morisi avrebbero fatto salire non di poco il prezzo della prestazione.
Avevano capito che il cliente era benestante e che aveva qualcosa da perdere a livello di reputazione? La risposta dovranno darla la Procura di Verona e i carabinieri che indagano sul caso.
Ma vediamo chi siano questi due escort professionisti. «Alexander», nome d’arte, è il più grande della coppia. È nato nel febbraio del 1996. Il vero nome è David Solomon Dimitru, è nato in Romania, ma vive a Milano. Ha due vite parallele che non si incontrano mai. In una è un innamorato papà, con tanto di foto Whatsapp con bebè (sul petto ha tatuato la frase «Family is forever»), nell’altra è uno spregiudicato gigolò.
Ma approfondiamo la seconda esistenza, quella da mister Edward Hyde. Su Internet il giovanotto si vende così: «Alexander, giovane ragazzo italo-spagnolo disponibile per farti passare momenti indimenticabili. Pronto per esaudire tutti i tuoi sogni, anche quelli più piccanti… 21 anni, 20 cm, attivo. Ospito e mi sposto!» ci fa sapere sul sito di incontri Grinderboy (dove il suo annuncio risulta, però, scaduto).
Lega nella bufera sul caso Luca Morisi: spuntano Grindr e escort gay
In un’altra inserzione spiega di essere «versatile» e di avere «un bel culo». Dichiara di essere alto 183 cm e di pesare 70 chilogrammi, si definisce «muscoloso» e «modello». Propone massaggi, striptease e molto altro. Parla italiano e spagnolo fluentemente.
Per 24 ore a casa del cliente vuole 2.500 euro, per mezz’ ora a casa sua, zona piazzale Cuoco, a Milano, bastano 100 euro. Il suo profilo si trova su Internet a partire dal 2016. All’epoca si descriveva più basso (1,80 kg), con «fisico normale, né atletico né grasso» (77 chili) e anche i centimetri che contano in questi annunci erano meno (18). Spiegava anche di essere «educato, amichevole, maschile e soprattutto DISCRETO», scritto così, maiuscolo.
Chissà se Morisi è dello stesso parere. Ventiquattr’ ore insieme con lui costavano «solo» 1.000 euro (60 minuti 50 euro), prezzo poi salito a 1.500 e infine a 2.500. Un lustro fa offriva questi extra: «Accompagnatore serale per cene ed eventi di vario genere, finto fidanzato».
Tal Giuseppe è rimasto entusiasta: «Alexander un bellissimo ragazzo da togliere il fiato. Sono stato con lui a una cena a Milano. Oltre a essere bello è molto intelligente, educato, elegante, perfetto per una compagnia a 5 stelle. Ottima presenza per fare una bella figura». Altro giudizio infervorato: «Ho incontrato Alex a Roma. È veramente bello. Mi ha presentato il suo amico Nicolas. Stupendo. Abbiamo fatto una cosa a tre ed è stata una esperienza fantastica».
I commenti online lasciano intendere che spesso Alexander offra le sue prestazioni insieme con Nicolas/Nicola. Su un sito si propongono in questo modo: «Due bellissimi giovani bisex maschili, top, foto 100 per cento reali, a Roma. Nicolas, 19 anni, Alexander, 21 anni. Ospitiamo a San Giovanni oppure ci spostiamo, disponibilità assoluta, divertimento garantito [] contattateci x un incontro di vero piacere, siamo seri simpatici e onesti. Si richiede max serietà e decisione, disponibili tutta la notte. Chiama ora…».
I due vendono le loro grazie, sempre nella Capitale, anche in zona San Lorenzo. Dove Nicolas risulta residente, in via dei Volsci. In realtà si chiama Petre Rupa, ha 20 anni compiuti da poco ed è nato in Romania, a Calarasi.
A Verona è indagato per l’articolo 73, comma quinto del testo unico sugli stupefacenti, cioè per il cosiddetto piccolo spaccio. Per lo stesso reato è sotto inchiesta anche Morisi. Infatti non è ancora chiaro chi abbia ceduto all’altro la cocaina, ma soprattutto la fiala di Ghb, la cosiddetta droga dello stupro trovata nello zaino di Petre, considerata un po’ un ferro del mestiere per i prostituti.
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Le investigazioni in corso serviranno a stabilire se la posizione di Morisi vada o meno archiviata. Anche Nicolas, sui siti di incontri, ha il suo bell’annuncio: «Sono un bel ragazzo bisex di 19 anni con un bel giocattolo di 25 centimetri. Caliente attivo per incontri raffinati». Non avevamo dubbi. L’escort precisa anche di essere «solo per persone serie e riservate».
Salvo poi chiamare i carabinieri e farsi intervistare dai giornali, come nel caso di Morisi. «Un ragazzo stupendo. Lo ho incontrato a Roma. È più bello dal vivo che in foto e ha una ottima tariffa, mi ha trattato benissimo» lo ha recensito un anonimo.
Anche se su Internet i prezzi ufficiali non sono proprio economici: 150 euro per mezz’ ora e 400 per due ore. In queste ore Nicolas è irraggiungibile e ai cronisti ha fatto sapere di essere stato «malissimo» dopo la notte con Morisi e di essere ripartito per la Romania per «cure mediche».
Alexander è invece di nuovo in piena attività a Milano. Ieri ci siamo finti clienti e lui ha iniziato immediatamente la contrattazione. Al telefono è gentile, ma di poche parole. Parla bene l’italiano e puntualizza subito di non trovarsi a Roma, ma di poter raggiungere la capitale in tre ore. Il nodo sono le spese di viaggio. Ha premura di incassarle in tempo quasi reale.
«Ti mando i miei dati su Whatsapp. Ho una Poste pay». È libero subito: «Il tempo di fare una doccia e raggiungere la stazione. Parto da Milano» dice. È disponibile anche di domenica. «Quante ore vuoi stare con me?» chiede. Per un paio d’ore sono 400 euro. Ma prima di scendere nei dettagli è necessario il pagamento dell’acconto per la trasferta: «Ti mando i dati su Whatsapp».
E chiude. Poco dopo arriva il messaggio: «Io sarei pronto per partire». Scatta la trattativa per la notte. L’offerta è 700 euro. Lui risponde: «Prendo 1.000 a casa mia». Poi continua a scrivere: «Caro, se mi dai 1.000 vengo. Ti mando i dati, fai la ricarica e parto». Manda sia il numero della carta ricaricabile, sia il codice fiscale.
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Sembra poter soddisfare qualsiasi esigenza. Hai un amico? «Appena arrivo a Roma ti mostro qualcuno e se ti piace lo chiamo». Inutile, però, chiedergli un’anteprima: «Non posso mandare foto così. Te li faccio vedere appena sono lì. Sono bei ragazzi. Molto belli, che lo fanno solo con me ogni tanto. Ne ho un paio davvero carini, appena arrivo te li faccio vedere e tu scegli».
Aumenta il costo? «Magari 200 in più, dato che ci sono io». Rispetto ai 1.200 euro (biglietti del treno esclusi) chiesti a noi con Morisi la tariffa è salita a 4.000 (di cui 2.500 pagati con bonifico prima dell’incontro). A che cosa è dovuto il sovrapprezzo? Alla droga? A un tentativo di estorsione? Di certo quest’ ultima ipotesi aleggia su tutta la storia. Poi, facciamo la domanda clou sulla droga: «Per divertirci un po’ devo procurarmi io qualcosa o ci pensi tu?».
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La risposta è secca: «Ho contatti a Roma… poi vediamo insieme». «Così viaggi tranquillo», gli scriviamo. Lui risponde con un «sì». Ma ha premura per la ricarica. E torna sul tema: «Ok, hai i dati, vai a fare ricarica, poi fammi sapere. Stasera sarebbe perfetto. Sono ancora in tempo per partire… arrivo stasera e mangiamo insieme. Poi ci divertiamo. Vai a fare la ricarica che parto, senza perdere troppo tempo».
Inutile cercare di spostare la conversazione su altri temi. Torna alla ricarica. L’unica ulteriore risposta è sul Covid: «Sono vaccinato». Alla fine ci sveliamo, ma lui rifiuta l’intervista e ci blocca.
Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per “La Verità”