Elogio del buon vivere e della dolce vita all’italiana, così come la intendono gli americani: un po’ vintage, legata al neorealismo degli sciuscià, con troppo sole, mare azzurro, belle guaglione.
Che Disney si ricordi dell’Italia all’uscita della pandemia, quando la riconquista del pubblico diventa un obiettivo capitale, vale doppio. Luca è un’esplosione di cinema para turistico, per famiglie e bamboccioni. Un’opera di marketing intelligente e impaginazione vellutata. Magica nei contenuti, semplice nel linguaggio e nella scrittura, regionalizzata per ricavare nuove frontiere.
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La cornice è il frutto delle tecnologie avanzate Pixar, coordinate dal produttore esecutivo Pete Docter. Storia del ragazzo Luca, un «italiano vero» direbbe Toto Cutugno, ambientata sulla Riviera ligure, la lingua di spiaggia italiana più vicina per tradizione alla sensibilità anglosassone, quinta già in passato di molti film internazionali: da The Wolf of Walll Street a Profumo di donna, da Il giorno dello sciacallo a Un incantevole aprile, da Al di là delle nuvole di Antonioni, con l’episodio di Portofino, a The Bourne Identity.
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Sui social è scoppiata la discussione sul film, se sia o meno una grande storia d’amore tra due adolescenti, Luca e Alberto, che si scoprono gay in una città bacchettona e omofoba e sono così costretti a conservare il loro segreto.
l “New York Times” lo ha già ribattezzato “Calamari by Your Name”, giocando sulle affinità con “Call Me By Your Name” di Luca Guadagnino (un altro Luca…). Anche chi sostiene che se la storia d’amore non è esplicità lo è la parabola queer. C’è infine anche chi si chiede se la Pixar, dopo aver voluto dare sentimenti ai giocattoli, alle macchine, ai sentimenti stessi, ha cercato con questo film di scoprire se anche gli italiani avessero dei sentimenti.
Il regista di Luca è il genovese Enrico Casarosa, animatore e sceneggiatore da trent’anni negli Stati Uniti, un poulain di casa Disney, candidato al’Oscar nel 2012 per il cartoon La luna. Mentre la colonna sonora insiste su Il Gatto e la Volpe di Edoardo Bennato, Casarosa racconta «un mondo che sta tra la terra e il mare: il mondo perfetto» affidandosi al senso proustiano della memoria innescata da colori, odori, suoni. In quell’estate di molti anni fa Luca diventa grande tra pastasciutte, gelati, tuffi in mare, l’attrazione per la deliziosa Giulia Marcovaldo con il suo baffuto papà pescivendolo, le corse in Vespa, le biciclettate nei carrugi: apre il suo cuore attraverso un’amicizia con il doppio fondo.
Ma è in realtà un mostriciattolo marino venuto nel paradiso italiano dal blu dipinto di blu. Gli uomini là sopra mettono paura. «Nessuno di noi mette in naso in superficie», dicono le creature anfibie. Luca è un film ottimista, empatico, sdrucciolo, che va accolto come un segnale di ripartenza e un richiamo irripetibile al fascino di un Paese che sta cercando di risorgere grazie alla sua bellezza.