È morto Tab Hunter, divo americano anni Cinquanta, idolo delle adolescenti e poi icona gay. Mercoledì prossimo avrebbe compiuto 87 anni. È morto a Santa Barbara, California, per complicazioni cardiache. A dare l’annuncio è stato Allan Glaser, il suo compagno da oltre trent’anni. Il vero nome di Tab Hunter era Arthur Andrew Kelm, e nei primi anni di carriera, biondo e atletico, fu etichettato come “lo scapolo d’oro di Hollywood”. Debuttò a 18 anni nel film drammatico Linciaggio (1950) di Joseph Losey. Due anni dopo il ruolo romantico nel film L’isola del peccato, accanto a Linda Darnell. Fu co-protagonista in pellicole d’avventura come Il segreto del Sahara (1953), Ritorno all’isola del tesoro (1954) e La belva (1954).
La consacrazione giunse con la serie televisiva Climax! (1955) nel ruolo di Jimmy Pearsall, sfortunato giocatore di baseball dei Red Sox di Boston, che abbandonò la carriera a causa di un esaurimento nervoso, e poi con il film bellico Prima dell’uragano, in cui era un giovane marine che, dopo una relazione con una donna più anziana, finiva per sposare la ragazza della porta accanto.
Nei due film successivi, Le colline bruciano (1956) e La ragazza che ho lasciato (1956), formò una coppia cinematografica con Natalie Wood. La seconda metà degli anni 50 fu il periodo di maggior successo per l’attore sul grande schermo, culminato con il ruolo di Joe Hardy, giocatore di baseball del team di Washington D.C. L’attore si cimento anche come cantante, incidendo successi come Young Love (1957) e Ninety-Nine Ways (1958).
Negli anni Sessanta la carriera di Hunter fu piuttosto discontinua, si ricorda 20.000 leghe sotto la terra (1965). Negli anni 70 apparve soprattutto nei telefilm. Il rilancio all’inizio degli anni 80: accanto all’attore e drag queen Divine, prima in Polyester (1981) di John Waters, e quindi in Lust in the Dust (1985) di Paul Bartel, pellicole in cui ripropose il proprio vecchio ruolo di bellone in chiave satirica. Nel 2005 pubblicà l’autobiografia Tab Hunter Confidential: The Making of a Movie Star in cui confermava la propria omosessualità, della quale circolava voce fin dai tempi del grande successo negli anni 50, raccontando le difficoltà di vivere da star a Hollywood in un’epoca in cui i divi erano sotto i riflettori della stampa e l’essere omosessuale poteva distruggere una carriera.