Le famiglie felici si somigliano tutte, le famiglie infelici lo sono ognuna a suo modo, scrive Lev Tolstoj in “Anna Karenina”. Non si offendano i cultori del grande scrittore russo, se qualcuno dissentirà da questa affermazione. La storia di Giulia Gianni e della “bionda”, compagne nella vita e mamme del piccolo Milo, il “nano”, dimostra che anche le famiglie felici possono essere molto diverse tra loro. Con le altre coppie, quelle eterosessuali, hanno diverse cose in comune: la decisione di avere un bambino e mettere su famiglia, la voglia di maternità, le difficoltà quotidiane. Ma per le famiglie arcobaleno si aggiungono le trafile burocratiche, i pregiudizi, l’ostilità di alcune leggi che rendono il percorso più accidentato.
Ma il vero motivo per cui il romanzo autobiografico “Stiamo tutti bene” (La nave di Teseo) di Giulia Gianni merita attenzione è un altro, che lo differenzia dalla maggior parte delle opere letterarie sul tema: la capacità dell’autrice, prima con il blog (omonimo) e poi con il libro di trasformare questo itinerario complesso in un’avventura tragicomica, anzi in una sequela di avventure tragicomiche. Scelte cruciali, passaggi drammatici, delusioni cocenti e inaspettate diventano un’occasione per riflessioni ironiche (e autoironiche) che a volte sfociano in sarcasmo. E, cosa più importante, fanno ridere il lettore.
Giulia Gianni è riuscita nell’impresa di raccontare la strada tutta in salita dei diritti nel nostro Paese usando un’arma irresistibile: quella della risata. Nel romanzo ‘Stiamo tutti bene’ (La Nave di Teseo) si parla di un grande amore lesbico e delle rocambolesche avventure per far nascere un figlio. A un anno dall’approvazione delle unioni civili mentre il mondo celebra la giornata contro l’omofobia siamo entrati in casa di questa straordinaria famiglia arcobaleno. Tra suore baffute, ormoni impazziti e omofobi del terzo tipo (di Emanuele Coen e Beatrice Dondi).
Da: L’Espresso