Due ragazzi sono stati assaliti e insultati con frasi omofobe da un gruppo di giovani perché erano vestiti da drag queen.
Questa volta, però, ad avere la peggio sono stati gli aggressori. Una delle drag queen, Mattia di 24 anni, ha reagito. «Sono alto quasi due metri — racconta — e francamente di farmi malmenare in mezzo alla strada non ne ho voglia. Per questo quando mi hanno colpito con un pugno al petto, ho risposto. C’è stata una colluttazione e alla fine sono scappati»
Mattia è gay, lavora in una profumeria e da sei anni è anche una drag queen: nome d’arte, Elecktra Bionic. Venerdì sera era con un amico. Insieme si sono esibiti a una festa privata, poi sono andati a ballare al Centralino e a tarda notte hanno deciso di salire in auto per andare a mangiare un panino. «Stavo svoltando in via Bava e due ragazzi hanno attraversato la strada, così mi sono fermato per farli passare. Quando ci hanno visto, si sono messi a ridere. Non ci ho fatto caso. È normale che la gente rida di fronte a una drag. Del resto è anche il mio lavoro far sorridere le persone».
Qualche istante dopo, però, la situazione ha preso un’altra piega. «Ho imboccato via Bava e ad un tratto quei due ci sono saltati sul tettuccio della macchina, poi si sono allontanati deridendoci. Erano francesi, non ho capito quello che dicevano, ma non erano complimenti. Così sono sceso dalla vettura e li ho affrontati». Quando si sono trovati faccia a faccia, uno degli aggressori ha colpito Mattia al petto. «È stato a quel punto che ho reagito e ne è nata una colluttazione. Forse ho sbagliato ad affrontarli. Non lo so. Ma so che ogni volta che si parla di aggressioni omofobe, il gay è sempre raffigurato come una persona indifesa. Non è così. Certo, la mia prestanza fisica mi mette in una posizione di vantaggio anche se indosso una minigonna».
Nei giorni successivi, Mattia ha deciso di andare al pronto soccorso perché aveva ancora male alla spalla e al braccio e poi ha sporto denuncia, confortato anche dal sostegno del Torino Pride. «Ci auguriamo che gli aggressori vengano identificati — spiega Giziana Vetrano, coordinatrice del Pride — e venga fatto capire loro che le aggressioni non fanno parte della convivenza civile e democratica della nostra società».