Donatella Rettore. ha raccontato il suo Sanremo a Mattia Marzi per il Messaggero.it.
Dopo essersi ripresa dal tumore che due anni fa la spinse a sottoporsi a un doppio intervento chirurgico («Oggi ne parlo al passato», dice lei, fiera), la 66enne cantautrice veneta si gode la nuova popolarità anche tra i giovanissimi arrivata con la partecipazione in duetto con la romana Ditonellapiaga al Festival di Sanremo 2022 (proprio a Roma avrebbe dovuto esibirsi domani 14 marzo, al Brancaccio, prima di rinviare il concerto al 21 maggio: «Non me la sento di salire su un palco sapendo che nel frattempo c’è gente che muore», ha fatto sapere).
Con Chimica ha vinto un Disco d’oro. Non accadeva dal ’94.
«Ma per il valore che hanno oggi io preferisco tenermi stretta quelli che ho vinto quando album e singoli si vendevano sul serio. Tra gli Anni 70 e 80 ho venduto più 45 giri di Mina, lo sa?».
Non esageriamo.
«Sono seria. A livello di singoli sono un’artista da record. Con Carmela, che nel ’77 conquistò mezza Europa, Splendido splendente, Kobra, Donatella, Lamette ho vinto sei Dischi di platino e ventisette Dischi d’oro, che all’epoca premiavano i 45 giri che avessero venduto almeno 500 mila copie».
Oggi basta vendere un decimo delle copie, peraltro non fisiche.
«Appunto. Però sono contenta che in un periodo storico in cui le canzoni che dominano le classifiche sono senza contenuti, un pezzo come Chimica si stia facendo rispettare».
Le tue labbra sulle mie labbra: il testo allude a un rapporto saffico?
«No, macché: parla di un rapporto etero».
Non ci sarebbe niente di male.
«Lo dice a me, che nell’80 scrissi un pezzo intitolato Gaio? Ho sempre incarnato la libertà».
È per questo che per il mondo Lgbt è una paladina?
«Sì. E il politicamente corretto, mi permetta di dirlo, mi sta stretto».
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A cosa si riferisce?
«C’è una limitazione della libertà eccessiva. Si mettono dei filtri a cose che sono state ampiamente superate».
Ad esempio?
«Il fatto che non si possa dire fr. o tr.».
Così rischia di essere fraintesa: il terreno è scivoloso.
«Quello che voglio dire è che dal politicamente corretto al bigottismo il passo è breve. Se la pensiamo così, oggi Vasco non potrebbe cantare è andata a casa con il negro la troia».
I Rolling Stones hanno tolto dalla scaletta dei loro concerti Brown Sugar perché il testo contiene riferimenti alle donne di colore: lei lo avrebbe fatto?
«No. Trovo assurdo che uno come Mick Jagger abbia accettato di autocensurarsi. Se questo significa essere politicamente corretti, io preferisco essere politicamente scorretta».
Lei è mai stata censurata?
«Ai tempi di Kobra, considerata scandalosa per il testo pieno di doppi sensi a sfondo sessuale. Sa cosa mi censurarono? Il verso finale: Quando amo».
Oggi Achille Lauro si auto-battezza in diretta tv: i tempi sono cambiati?
«Ogni stagione ha i suoi frutti».
Come sono quelli di oggi rispetto al passato?
«Direi peggiori. Achille Lauro non lo reputo neppure un cantautore: può fare film, quadri in cui si trafigge. Invece trovo che Emma sia una grande cantante e una grande donna: peccato sia servita male dagli autori che scrivono per lei».
Rkomi?
«Chi?».
Era anche lui a Sanremo.
«Ah sì? Non ci ho fatto caso. Non so chi sia. Ma non lo scriva (ride ndr). A Sanremo c’era pure il pescatore».
Prego?
«Quello là Come si chiama? Si è presentato sul palco indossando una rete da pesca».
Si riferisce a Irama?
«Esatto, lui. È stato bravo: ma come si era conciato?».
È vero che nel nuovo disco in uscita in primavera ci sarà una cover di Musica ribelle di Finardi?
«Sì. Ha un testo attualissimo: mi piacerebbe farlo scoprire ai giovani, spronandoli a mollare i telefonini. Non fanno più sesso».