Martina Tammaro ed Erika Mattino, finite al centro delle cronache due mesi fa per un loro bacio, postato sui social e ritenuto volgare da alcuni utenti che aveva scatenato la loro ira sui social.
Dopo essere state a lungo bersagliate da frasi sessiste e omofobe avevano deciso di reagire usando l’arma dell’ironia, come avevano spiegato a Fanpage.it, creando un account su Instagram, “leperledegliomofobi”, dove hanno pubblicato tutti gli insulti ricevuti, specialmente quelli più sgrammaticati.
“Non possiamo cancellare l’omofobia, però possiamo mostrare al mondo tutta la cattiveria che viene, giorno dopo giorno, rivolta a noi e a tutti gli omosessuali in generale e l’ignoranza della quale gli omofobi si nutrono. E, perché no, possiamo anche riderci su”.
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In tempo di coronavirus e di quarantena qualcuno avrà pensato che anche gli odiatori e gli omofobi si siano presi una “pausa”, riflettendo sul proprio atteggiamento. Purtroppo, però, non è così: “In quarantena, quando tutto si è fermato, l’odio e l’omofobia sono state le uniche cose a persistere”, si è sfogata Martina a Fanpage.it. Non solo le due ragazze hanno continuato a ricevere insulti, in media una ventina al giorno, ma in alcuni casi c’è chi ha pensato bene di scaricare la propria rabbia per la situazione su di loro, accusandole di essere la causa per cui “Dio ha mandato il coronavirus“.
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“Ci hanno detto che il coronavirus è arrivato per colpa nostra, che siamo delle lesbiche di me…, che dovremmo lavarci col fuoco, farci curare in psichiatria, stare lontane dai loro figli etero per non farli uscire di strada”, dice Martina. Le due ragazze sono andate a denunciare martedì i loro haters, ma su 60 denunce che volevano sporgere solo in due casi si è potuto procedere, perché il resto è stato inquadrato come ingiuria, non più penalmente rilevante dal 2016: “Se esistesse una legge contro l’omobitransfobia, tutto ciò sarebbe stato reato. E sarebbe stato possibile denunciarlo – spiega Martina -. Noi abbiamo dato mandato ad un avvocato, e agiremo per via civile, ma non tutte le persone conoscono o possono permettersi un avvocato“.