Il conduttore sta per sposare (grazie alla legge Cirinnà) lo storico compagno Pier Mario Simula. I due hanno raccontato a Vanity Fair come sarà quel giorno e la loro (bella) storia d’amore.
“Voglio dire davanti alle nostre persone care: ‘Signori, io mi voglio prendere cura di lui per tutta la vita’”. È per questo che Diego Passoni, 40 anni, ha deciso di sposare lo storico compagno Pier Mario Simula, 37. Il conduttore di Radio Deejay e il comunicatore si uniranno civilmente, grazie all’entrata in vigore della Legge Cirinnà, il prossimo 24 giugno a Palazzo Reale. «Abbiamo deciso di farlo lì, come farebbe qualsiasi altro abitante di Milano», continua la voce di Pinocchio (insieme a La Pina e a La Vale, ndr), “È un momento istituzionale, una celebrazione per noi e per tutte quelle persone che hanno lottato per ottenere questo diritto, che non è scontato come non lo è mai nessun diritto”.
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Come vi siete conosciuti?
Diego: «A fine 2008, in un periodo non ottimale per me. Poco dopo avrei perso mio padre».
Pier Mario: «Ci siamo conosciuti in leggerezza, ma capendo subito che c’erano delle cose importanti. Dopo pochi mesi, però, ci siamo salutati: non era il momento giusto. Col passare degli anni, l’ho ricercato io: volevo sapere se stesse bene. Siamo andati a cena e ci siamo ritrovati. Dopo qualche mese poi l’ho messo alle corde. “Io sono pronto, voglio stare con te. E tu?”. Lui ha dato la risposta giusta e siamo andati a vivere insieme».
Diego: «Siamo la dimostrazione che i luoghi comuni non funzionano: la minestra riscaldata è molto buona. Tanto che la vogliamo per tutta la vita. Questo è il terzo round».
La convivenza è stata subito semplice?
Diego: «Sì, siamo felici di annoiarci insieme. Alcuni pomeriggi più belli sono quelli che trascorriamo in casa. Sul divano, ognuno intento a leggere il suo libro».
Qual è la vostra idea di famiglia?
Pier Mario: «Sono cresciuto con i miei nonni: uno mi accompagnava a scuola, l’altra mi faceva sempre fare il riposino. I miei genitori hanno sempre lavorato, ma questo non significa che mi sono mancati. Piuttosto il mio concetto di famiglia è sempre stato “allargato”».
Diego: «Io sono figlio unico di genitori che hanno sempre lavorato. Sono cresciuto dalla suore. E anch’io ho capito che le relazioni familiari sono più larghe del solito schema. Famiglia vuol dire avere un progetto di crescita e di responsabilità. A prescindere da quale tipo di matrimonio si sia celebrato».
Volete dei figli?
Pier Mario: «Ci sono stati dei momenti in cui ho sentito il desiderio, ma questo non è uno di quelli. Credo però che debba essere concessa a tutti – indipendentemente dalle preferenze sessuali – la possibilità di adottar. Ci sono tanti bambini che hanno bisogno di affetto, di una famiglia, di un aiuto per studiare e trovo abominevole che non si accelerino tali dinamiche».
Diego: «A me non interessa fare un figlio e non ho nemmeno – per quanto mi riguarda – l’età per gestire un bambino piccolo. Una volta Barbara Alberti ha scritto che “i figli si fanno per morire un po’ di meno” e sono d’accordo: un figlio di per sé nasce da un istinto egoistico. Detto questo non credo che questo desiderio cambi tra un omosessuale o un etero, una coppia o un single. Sono favorevole alle adozioni e all’affido. Mi piacerebbe nella vita poter avere l’occasione di offrire una parte del mio tempo e della mia emotività a un bambino “grande”, uno di quelli già cresciuto e solitamente non più “molto papabile” per un’adozione».
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Chi ha deciso di andare a nozze?
Pier Mario: «Ne parlavamo da tanto, da prima che fosse possibile».
Diego: «Me lo ricordo bene io: un anno fa. Ho organizzato una festa a sorpresa per il suo compleanno in un orto botanico e passeggiando tra le piante ci è venuta voglia di matrimonio. Così ci siamo detti: “Quando si potrà, lo facciamo?”. E abbiamo stilato la prima lista degli invitati. È rimasta quella».
Ma la «proposta vera e propria» c’è stata?
Pier Mario: «Sì, me l’ha chiesto in ginocchio lo scorso settembre, nel giorno del suo compleanno. Si è inginocchiato e ha rivolto verso di me l’anello. Ad assistere alla scena c’erano almeno 70 amici. Io sono scoppiato a piangere senza emettere un qualsiasi suono. Finché il pubblico ha urlato e sono stato costretto a dire “sì”».
Diego: «Ovviamente quando fai una cosa plateale, obblighi l’altro a dare una risposta affermativa (ride, ndr). In realtà, qualche giorno prima mi ero messo a pensare che a un certo punto bisogna ufficializzare. Perché se quello che si fa nell’intimità deve rimanere privato, voglio che sia pubblico il progetto di vita. Mi sono svegliato, sono andato con mia madre a scegliere l’anello e la stessa sera gliel’ho dato».
“Abbiamo deciso di unirci perché un bel giorno ci siamo detti che abbiamo voglia di invecchiare insieme, di accettare i rispettivi difetti, abbiamo voglia di esserci”.
Da: Vanityfair.it