Francesco Mangiacapra non teme il tempo, tanto lui usa la testa per fare il gigolò. Prima di intraprendere questa strada Francesco era un avvocato: “Con il cervello ho creato un marketing su me stesso e sulla mia immagine. Ho imparato ad essere il cliente, ad entrare nella mente del cliente e mi sono reso un oggetto di marketing. Probabilmente non ero il migliore ma, agli occhi del cliente, lo sono diventato”. La prostituzione non è facile, se fosse facile lo farebbero tutto. Chi si prostituisce guarda i soldi nelle persone e si scende a compromessi, come tutti. Io ho deciso di scendere a compromessi vendendo il corpo piuttosto che il cervello”.
L’avvocatura non gli permetteva di vivere e andando a letto con i colleghi guadagnava in un giorno più di quello che intascava in un anno nelle aule di tribunale. “Che poi sono i primi luoghi di prostituzione, solo che la moneta di scambio non è il denaro ma le informazioni o la magica sparizione di atti”. La sua vita ora è diventata un libro: Il Numero Uno, che racconta la vita di un gigolò in un viaggio all’interno dei vizi dei clienti più insospettabili (preti, militari, disabili) e fa anche riflettere sull’amore e sulla dignità. Nel suo romanzo-diario racconta la sua bulimia sessuale verso il denaro e quella dei napoletani e non, con cui viene in contatto. L’escort più conosciuto di Napoli è anche il più sfrontato: “Sono un capitalista della compassione del più disparato campionario umano. Ma spesso, nulla è più aberrante di un sorriso forzato. Ho vinto. Anche perdendo l’ingenuità. Non la dignità. Per quella ho riletto le regole con intelligenza, le ho mostrate alla gente e hanno capito. Ho imparato che non basta superare gli ostacoli e i limiti. Bisogna essere appunto il numero uno”.