Cristina D’avena ricorda Silvio Berlusconi e gli esordi a Mediaset.
Lo racconta nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, dove parla del pedinamento messo in atto dal padre, preoccupato per le sorti della figlia.
«Cercavano una voce per la sigla di Pinocchio, era il 1981. E ai provini scelsero me. Mi spinsero i frati dell’Antoniano, già cantavo nel Piccolo coro. Firmai un contratto e per oltre venti anni abitai al Jolly residence di Milano 2, tuttora il mio posto del cuore. Ma all’inizio ero controllata a vista, pedinata da un amico di papà, che non voleva stare in pensiero».
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L’uomo era un vero e proprio investigatore privato. «Era un ex carabiniere a cavallo, Giuseppe. Riferiva tutto al mio babbo: incontri, uscite, umori. Uomo incorruttibile. Tra le poche concessioni, qualche cena a San Babila con colleghi e attori di teatro. Seguiva una passeggiata in via Monte Napoleone, poi a letto. Mamma, casalinga, era più morbida».
Parole gentili per Berlusconi
Parlando di Berlusconi, Cristina D’avena spende parole gentili. «Mi invitava spesso ad Arcore con il mio staff, anche per un giorno intero, per coinvolgermi nello sviluppo della tv per ragazzi: «Sorridi sempre, Cristina, e testa alta». E poi chiacchiere, risate, fiori al mio compleanno. Amava i suoi dipendenti: veniva a farci visita negli studi».
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Un solo rimpianto
L’unico rimpianto resta quello della maternità. «Fossi madre sarei più felice. Non so se sarà un rimpianto, di certo non è un pensiero che mi assilla. Perché mi sento una donna realizzata, apprezzata».
Per quanto riguarda invece il tempo che passa, Cristina è una donna sicura di sé. «Sono tutta al naturale ma non giudico chi l’ha fatto. Oggi c’è una tendenza all’imitazione: ragazze che a 18 anni si sentono già insicure. Eppure le imperfezioni ci rendono uniche. Ma se le star dei social esibiscono solo doti fisiche. Io ho qualche chilo in più ma non mi odio. Quando posso vado in palestra».