“Tu sei frocio, non ti mischiare con questi gay”. Vent’anni fa il giornalista Roberto D’Agostino lo disse a Costantino della Gherardesca.
A raccontarlo è lo stesso conduttore televisivo e opinionista sul quotidiano “Il Foglio”, spiegando che quel distinguo è stato importante per la sua educazione sentimentale. E che essere frocio, aggettivo in cui si riconosce, lo onora. Che differenza c’è fra un frocio e un gay? Il protagonista del fortunato reality Pechino Express e di altri programmi, con 300 mila follower solo sul suo profilo Instagram, non riesce a spiegarlo astrattamente. Ma solo con esempi concreti. La differenza sfugge a molti, precisa il conduttore. Allora gli viene in soccorso la spiegazione offerta giorni fa al suo manager Umberto Chiaramonte.
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Costantino, che si definisce “un frocio radicale” e ironizza sulle resistenze di chiunque abbia una mente etero nell’afferrare il concetto, si è visto costretto a ricorre a un espediente retorico: la metafora calcistica. “Per essere certo che Umberto cogliesse l’abisso semantico che separa noi froci dai gay ho dovuto usare un termine di paragone a lui familiare: il derby Roma-Lazio”, spiega. Vediamoli allora, questi esempi concreti. Sulla visibilità e il bagno di folla il paragone è chiarissimo: “Mentre un frocio spera di essere trasportato in carrozzina come una Liz Taylor in pieno coma farmacologico, i gay sognano di sposarsi in Chiesa per poi portare in passeggino i loro figli biologici battezzati”. Sul matrimonio, sugli uteri da fecondare e sulla monogamia non parliamone neppure. Se i gay sognano un bravo marito e una prole numerosa, per i froci tutto questo è talmente lontano da non poterlo neanche immaginare”.
Secondo Costantino la visione del futuro è totalmente diversa. Anzi il futuro non esiste proprio per quelli come lui: “Loro (i gay, ndr) risparmiano per garantire un futuro ai propri figli – dice -. Noi sperperiamo in gioielli convinti che ci faranno rimorchiare i giovani figli di qualcun altro”.
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Costantino non si ferma a questo aspetto: l’idea di avere una famiglia o meno. Punta a rimarcare anche le differenze nello stile di vita, dalla scelta della vacanze al look. “Loro vanno in vacanza in un agriturismo a Noto. Noi ci compriamo svariate camicie a maniche corte da Prada, così le possiamo mettere alla sauna Babylon di Bangkok”, svela. Ma con un pizzico di rammarico aggiunge, sconsolato, che poi le vacanze finiscono per passarle a Lugano per fare qualche interventino.