Il Tribunale di Bergamo ha condannato l’INPS a modificare il sistema informatico con cui, obbligatoriamente, devono essere inviate le domande per ottenere i congedi genitoriali, stabilendo che è discriminatorio impedirne l’accesso alle famiglie omogenitoriali.
La decisione, di grande importanza pratica, è l’esito di un’azione c.d. ‘collettiva’ promossa da Rete Lenford ed è stata il frutto di una proficua collaborazione con CGIL Nazionale, intervenuta nel processo. Nel maggio 2023 Rete Lenford, con ricorso presentato dal socio avv. Francesco Rizzi e dall’avv. Alberto Guariso, aveva chiesto di dichiarare che il congedo di paternità obbligatorio spetta anche a una lavoratrice quando è genitrice in una coppia composta da due donne, che il congedo di paternità alternativo spetta al padre anche quando è genitore in una coppia di due uomini, che il congedo parentale spetta a ciascuno dei due genitori indipendentemente dal genere dell’altro genitore, che i periodi di riposo spettano anche al padre quando è genitore in una coppia di due uomini e che le indennità di maternità per iscritte alla gestione separata e lavoratrici spettano al padre anche quando è genitore in una coppia di due uomini.
Anche grazie al contributo del patronato INCA della CGIL di Brescia, Rete Lenford ha dimostrato nel corso del processo che il portale web dell’INPS destinato alla presentazione delle domande per i congedi genitoriali non consentiva ai genitori dello stesso sesso di completare le richieste, perché impediva di fornire le generalità di entrambi.
Accogliendo il ricorso, il Giudice di Bergamo ha accertato l’esistenza di una “ingiustificata discriminazione a danno dei genitori dello stesso sesso” già tali per i registri italiani dello stato civile, assegnando all’INPS un termine di due mesi per modificare il portale web e prevedendo una sanzione di 100 euro per ogni giorno di ritardo.