Le prime affermazioni del ministro leghista Lorenzo Fontana (“le famiglie gay non esistono”) fanno già discutere aspramente. Arcigay insorge considerandole “parole pericolose che possono scatenare campagne omofobe contro i nostri figli”. E ora il timore, per molti italiani, è che possano esserci davvero passi indietro sui diritti conquistati con tanta fatica negli ultimi anni. Monica Cirinnà, prima firmataria della storica legge che ha introdotto le unioni civili in Italia, è stata intervistata da Democratica.com dove ha parlato di quali potrebbero essere i pericoli per quella fetta di italiani che non possiedono diritti.
Quale strada sta prendendo l’Italia sul tema dei diritti?
Quella espressa dal neo ministro Fontana è una posizione molto pericolosa, oscurantista e revisionista. È una posizione personale che da ministro non può sostenere, per il semplice motivo che ieri ha giurato su una Costituzione dove ci sono articoli, lo ricordiamo, che parlano di uguaglianza e di non discriminazione. Dovrebbe quindi spogliarsi delle sue convinzioni personali e fare il ministro della Repubblica, cioè il ministro di tutti.
Chi è più esposto alle politiche del governo gialloverde in tema di diritti?
Il rischio è per tutti. Ed è un rischio gravissimo. In Italia abbiamo ancora una lunghissima strada da fare in tema di diritti delle persone. E penso a tutti, non solo a gay, bambini, piuttosto che a donne. Si deve fare ancora molto sui diritti di tutte persone. Ad esempio sulla battaglia dell’uguaglianza salariale tra uomini e donne sul posto di lavoro, che merita pari dignità di attenzione; penso anche alla richiesta di poter adottare un bambino da parte di una coppia di fatto.
Il problema vero, però, è che siamo di fronte a un governo tanto conservatore quanto discriminatorio, al punto che continueremo ad avere una società divisa per livelli. Ci saranno da una parte quelli di prima classe, dall’altra quelli di ‘livello inferiore’. Si pensi ad esempio come sarà discriminato un bambino nato da una coppia di migranti regolari che va nelle nostre scuole. Ricordiamo anche il loro annuncio sulla priorità per gli asili nido da dare agli italiani.
Nella difesa della Costituzione un ruolo importante lo svolgerà anche il presidente Mattarella, che in questi giorni è stato impropriamente attaccato.
Per fortuna c’è il capo dello Stato. Ieri, riunendo i prefetti per i festeggiamenti del 2 giugno, Mattarella ha fatto un passaggio meraviglioso in cui ha espressamente chiesto di vigilare affinché non ci siano arretramenti sui diritti civili. È l’ennesimo avvertimento positivo del Presidente.
Come si opporrà il Pd e quali sono le adesso le priorità dem sul tema dei diritti, tenuto conto dell’impossibilità di portare avanti progetti come lo Ius Soli?
Combatteremo nelle sedi parlamentari, oltre ad andare nelle piazze. Il Pd deve avere come priorità assoluta la lotta a tutte le disuguaglianze, quelle sul campo del diritto di famiglia, quelle che si manifestano tra uomini e donne sul posto di lavoro, quelle culturali e sociali che colpiscono sempre più persone. Nella parola disuguaglianza considero tutte le ingiustizie che la nostra società ci mette davanti. Quelle ingiustizie che i partiti andati al governo sembrano voler mantenere.
Se il Pd combatte su disuguaglianze e ingiustizie torna davvero ad essere quello che è, cioè un grande partito popolare e sociale. E la priorità per noi parlamentari deve essere quella di stare fuori dai palazzi. Tutti devono consumarsi le scarpe andando tra la gente. Parlare, confrontarsi con le persone. Prima di tutto ascoltandole.