Nel servizio andato in onda su Italia1, Gaetano Pecoraro ha mostrato documenti, lettere, fogli su indagini interne e testimonianze sui presunti abusi tra le mura Vaticane denunciati da alcuni “chierichetti del Papa”, in merito ai fatti accaduti dal 2010 al 2012.
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Uno di questi è la lettera manoscritta che sarebbe stata consegnata al Papa quattro anni fa, e che avrebbe dato via al primo processo della storia per reati sessuali consumati all’interno della Santa Sede.
La missiva inizia con queste parole: “Santo Padre, mi rivolgo a lei come un figlio sofferente si rivolge a un padre, sono un ex alunno del preseminario San Pio X in Vaticano, per molti anni consecutivi ho subito violenze da un mio compagno più grande di me.” – e termina così: “…la prego, Santità, di non ignorarmi.”
Il Santo Padre non solo non ha ignorato quanto scritto ma ha fatto in modo che si potesse celebrare un processo, modificando le procedure vaticane esistenti fino a pochi anni fa: “Se nella Chiesa si rilevasse anche un solo caso di abuso, tale caso sarà affrontato con la massima serietà”, aveva infatti dichiarato all’epoca.
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La trasmissione ha cominciato a raccontare la terribile e delicatissima vicenda il 12 novembre 2017, ponendo il primo tassello di questa inchiesta, raccogliendo la sconvolgente testimonianza di Kamil e dando così via ad un tam-tam mediatico mondiale.
Il ragazzo aveva deciso di raccontare davanti alle telecamere la propria versione dei fatti, sostenendo di essere stato testimone oculare di abusi sessuali che il compagno di stanza, da ragazzino, avrebbe subìto al preseminario San Pio X, distante appena 200 metri dalla basilica di San Pietro. Dopo il primo servizio andato in onda, ad aggiungersi al coro accusatorio ci fu anche la testimonianza di un secondo giovane, che aveva puntato il dito, anche lui come Kamil, contro la stessa persona: il seminarista Gabriele Martinelli, poi diventato sacerdote.
Martinelli respingeva fermamente le accuse, proprio come avevano fatto anche tutte le più alte cariche sopra di lui, e come fece Don Enrico Radice, rettore ai tempi in cui sia Kamil che il secondo ragazzo erano entrambi allievi e avevano tra i 13 i 19 anni.
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Oggi Don Gabriele Martinelli e Monsignor Enrico Radice sono rinviati a giudizio di fronte alla Giustizia Vaticana e a quella dello Stato italiano: il primo è accusato di aver costretto il compagno di stanza di Kamil a subire, con la violenza, atti sessuali; il secondo, di averlo coperto.
Nonostante entrambi siano gli unici due a giudizio, in questa vicenda sembra però che le coperture, le omissioni, i depistaggi, sembrerebbero essere stati parecchi e portati avanti anche ai livelli più alti del Clero Vaticano.