La procura del Tribunale dei Minori di Roma valuterà gli episodi di bullismo, minacce, ed umiliazione a cui nel 2015 uno studente di 14 anni del Liceo Isacco Newton di Roma è stato sottoposto, episodi che la procura in una prima fase ha valutato come semplici ingiurie, alle quali la famiglia dello studente seguita dall’avvocato Mario Miano di Gay Help Line si è opposta.
Si tratta dell’ennesimo episodio di bullismo a stampo omofobo che quotidianamente avvengono nelle scuole in Italia, questa volta la differenza è stata fatta dai genitori, che hanno notato uno stato di tensione e sofferenza nel figlio e si sono fatti rivelare gli atroci episodi ed hanno contattato il numero verde Gay Help Line 800 713 713, per chiedere supporto.
“Nella quasi totalità dei casi di bullismo verso ragazzi lesbiche e gay – dichiara Fabrizio Marrazzo, responsabile Gay Help Line – la vittima resta silente in quanto molti ragazzi preferiscono non denunciare gli episodi, perchè temono la reazione dei genitori, che spesso non sanno che i propri figli sono lesbiche e gay. Pertanto, riteniamo importante che il Tribunale dei Minori di Roma, non valuti quanto ha subito il ragazzo come semplici ingiurie, ciò renderebbe vani gli sforzi dello studente e della famiglia, studente che fu offeso, umiliato e costretto a cambiare scuola ed a perdere l’anno scolastico”
I fatti risalgono ad ottobre 2015, la vittima aveva 14 anni, quando iniziò a ricevere una serie di messaggi vocali sulla chat di classe da parte di un suo compagno del Liceo Newton nel centro di Roma. I messaggi, che avvenivano in chat e non solo erano ripetuti, continui, di natura offensiva ed omofoba, come : “sento odore di frocio” “sei una merda, sei una checca”, “vai a suc*** le palle”, ed altre frasi molto pesanti ed offensive.
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Inoltre, gli studenti avevano anche deciso di fare un “bagno di urina” al ragazzo, con delle bottiglIe che avevano riempito, all’uscita di scuola, episodio che fu sventato solo grazie ad un compagno che rivelò al ragazzo quanto stava per accadere.
I genitori del ragazzo, venuti a conoscenza dei fatti ed ascoltati i messaggi vocali, si rivolgono tempestivamente alla Preside dell’istituto. La dirigente dopo aver rassicurato i genitori sul fatto che avrebbe preso tutti i provvedimenti opportuni, minimizza l’episodio e si oppose in un primo momento alla richiesta di effettuare il cambio di sezione del ragazzo.
Qualche giorno dopo in un successivo incontro con la Dirigente finalizzato ad ottenere ulteriori informazioni sugli sviluppi della vicenda, i genitori della giovane vittima chiedono alla Dirigente se avesse informato i genitori del ragazzo circa la gravità dei fatti posti in essere e quali provvedimenti avesse preso al riguardo. A tali domande la risposta della Dirigente fu estremamente evasiva.
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La Preside chiedeva, infatti, ai genitori di temporeggiare, di avere pazienza, di non scaldare gli animi e suggeriva agli stessi di rivolgersi allo sportello psicologico della scuola per esporre nuovamente i fatti, senza attuare alcuna azione nei confronti del bullo.
Dopo alcuni incontri con la psicologa dell’Istituto, i genitori non ricevono più ulteriori notizie in merito alla vicenda. Successivamente, i genitori provvedono ad avvisare la Dirigente che il proprio figlio ha subito un furto della sua giacca mentre era fuori dalla sua classe, anche in questo caso non fu preso alcun provvedimento.