“Gli omosessuali non esistono” ha dichiarato il governo Ceceno in merito al rastrellamento di un centinaio di omosessuali in Cecenia. Eppure dalla prigione segreta nella città di Argun arrivano i racconti dell’orrore dei testimoni oculari e dei sopravvissuti alle torture. Unghie strappate, scosse elettriche sui genitali, detenuti picchiati a morte. Lo scrive Novaja Gazeta, il quotidiano dell’opposizione per il quale scriveva Anna Politkovskaja.
Questi massacri solo una parte dell’orribile calvario di violenze e torture che il governo ceceno ha riservato ai cento uomini arrestati dalla polizia “in relazione al loro orientamento sessuale non tradizionale o al sospetto di questo”. Le testimonianze sono arrivate grazie al semiclandestino movimento Russian Lgbt Network, l’unica cellula di attivisti Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) che in tutto il paese ha attivato una linea verde in coordinamento il Novaja Gazeta e gli attivisti dei diritti umani russi. Le testimonianze dei massacri arrivano da loro.
Min. @angealfa, in #Cecenia hanno chiuso 100 #gay in campo di concentramento: serve subito intervento di @ItalyMFA https://t.co/KmH7RSfuq2… pic.twitter.com/hG93KtP6KG
— Rete Lenford (@ReteLenford) 10 aprile 2017