Continua il racconto di Elena Milashina, la giornalista del Novaya Gazeta, dopo le numerose minacce di morte subite, insieme ai colleghi, per aver diffuso le notizie sulle persecuzioni in Cecenia verso persone omosessuali. 15mila fedeli, richiamati da 24 leader islamisti del Paese, hanno infatti lanciato una fatwa contro i reporter che pubblicando l’inchiesta hanno screditato “la nostra fede e la nostra patria”. Raggiunta da Huffington Post, Milashina ha raccontato l’orrore delle persecuzioni che si è trovata a denunciare. “Cento persone sono state arrestate illegalmente all’interno della campagna contro la comunità LGBT della Cecenia – spiega Milashina – Abbiamo avuto le prime informazioni sulla campagna contro le persone LGBT circa due settimane e mezzo fa e abbiamo provato a contattarle utilizzando diverse fonti. Lavoro in Cecenia da molti anni e ho diverse contatti tra i cittadini, nei servizi segreti, nella polizia e così via. Ma non sono stata la sola ad ottenere queste informazioni, tanti giornalisti che si occupano della Cecenia e alcuni attivisti dei diritti umani in Russia avevano questa informazione. E insieme stiamo cercando di dimostrare che è vera”.
“Con il network LGBT russo – continua – abbiamo aperto una linea di emergenza per le persone nel Caucaso, in particolare in Cecenia, che sono riuscite a scappare e che hanno bisogno di aiuto. Abbiamo reso pubblica questa linea diretta sui social e poi abbiamo pubblicato la nostra storia, a distanza di due giorni. Dopo la pubblicazione su Novaya Gazeta, questa informazioni sono state confermate da chi era fuggito dalla Cecenia, che conosceva la situazione e ne era vittima, ma è riuscito a scappare e a lasciare la Russia e ora vive in Europa. Quando abbiamo pubblicato l’articolo abbiamo iniziato a ricevere telefonate sulla linea d’emergenza. Più di ottanta persone che sono state detenute illegalmente e torturate solo perché gay, adesso sono arrivate salve in diverse città della Russia dove stiamo provando ad aiutarle”.
Secondo le ultime informazioni in possesso dei giornalisti, i morti causati da queste ondate repressive sarebbero ben più dei tre iniziali. “Sappiamo che sono morte molte più di tre persone. Alcune informazioni che ho ricevuto parlano di 50 persone. Le uccisioni si sono perpetrate per due mesi, durante la campagna contro le persone LGBT. Lo abbiamo ampiamente confermate grazie a numerose fonti. E abbiamo già delle fonti certe”, riferendosi ai servizi segreti ceceni.
Milashina continua il suo racconto e descrive la Cecenia come una società estremamente chiusa e omofoba. “Quella del Caucaso è una società ultra tradizionalista e anche i parenti mettono in atto persecuzioni e uccisioni. Non è solo la polizia Cecena, sono soprattutto i parenti a fare questo ai loro cari quando scoprono che sono gay. Non hanno alcun aiuto e non lo avranno perché è una società conservatrice, tradizionalista e omofoba”.
Ecco come fa la polizia cecena a sapere chi prendere: “Una cosa molto diffusa in Cecenia e chiedere soldi alla polizia in cambio di informazioni. Ma improvvisamente è iniziata la campagna contro le persone LGBT. Negli ultimi tre anni, lavorando in Cecenia, abbiamo visto campagne di detenzione illegale: le persone sono state arrestate, torturate e perfino uccise per svariati motivi. E ora c’è la campagna contro LGBT: arrestati, torturati e uccisi solo perché gay. È una pratica diffusa in Cecenia perché qui non ci sono leggi, le leggi russe, non esistono. Vivono secondo le proprie leggi. Queste persone sono arrestate e tenute in prigione, molti di una sola prigione. Ma ora sappiamo di cinque prigioni segreti dove tengono le persone LGBT”. Non solo una prigione segreta, quindi, come inizialmente veniva ipotizzato, ma ben 5, aperte in seguito alla prima ondata.