“Di lui mi piacciono le gambe/ Il culo”. Fa discutere un’intervista doppia rilasciata alle Iene da Alessandro Cecchi Paone, 61 anni, e dal suo fidanzato Simone Antolini, 26, in cui i due non solo hanno raccontato quali sono le parti del loro corpo che più li eccitano reciprocamente (il fondoschiena lo ha citato Cecchi Paone) .
Il giornalista e divulgatore scientifico ha dichiarato anche di avere rapporti sessuali con lui 5 giorni alla settimana («Sì, ogni tanto ci riposiamo»), che le dimensioni del giovane sono nella media («È lungo una media normale»), che la durata del rapporto è di «circa venti minuti, massimo mezz’ora» e che nell’intimità lo chiama «bionda».
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«Facciamo sesso cinque volte a settimana, con due giorni di riposo. Sì, ogni tanto ci riposiamo. Io reggo bene ancora, ma devo fare una assicurazione sulla vita», dice Cecchi Paone, che quando viene interrogato sulla parte di Simone che ama di più, non ha dubbi: «Il cu*o». Il giovane è meno diretto nella risposta: «Di Alessandro mi piacciono le gambe». Il giornalista svela poi un altro retroscena della loro intimità: «A letto lo chiamo “Bionda”».
Simone è uno studente universitario e ha 23 anni. Come da lui stesso ammesso, ha scoperto la sua omosessualità solo di recente, dopo essere stato a lungo con una ragazza. È stato lui a contattare per primo Cecchi Paone, mandandogli un messaggio tramite Instagram. Dopo essersi incontrati, non si sono più lasciati.
Sono lontani anni luce i tempi in cui il conduttore tv definiva con pudore la sua sessualità. Era il 2004, e il giornalista – che era il «Piero Angela di Mediaset» – era candidato alle elezioni europee per Forza Italia: rilasciò un’intervista a Vanity Fair che fece storia, proprio perché era la prima volta che un politico italiano si dichiarava omosessuale alla stampa. Un’epoca talmente remota, ormai, che la stampa italiana che riprendeva l’intervista non lo definiva «coming out», bensì «outing».
Che cosa diceva Paone? Innanzitutto si definiva «omoaffettivo», un neologismo che ora è anche nell’enciclopedia Treccani. Aveva dichiarato di avere avuto la sua relazione più importante con l’ex moglie Cristina e che fino ai 35 anni si era «fermato» solo alle donne. Ma di desiderare una relazione con un «ragazzo. Se lo trovassi me lo porterei subito in campagna elettorale mano nella mano». E ancora: «Non avrei problemi a presentarmi a cena o alla prima della Scala con un uomo». Nulla di esplicito, anzi. «Adoro la vita di coppia, mi piace la convivenza, dormire abbracciati, camminare allacciati».
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Che cosa intendeva per «omoaffettività»? Il riferimento era squisitamente culturale. «Ho la sindrome di Alessandro Magno. Che era un uomo virile, un guerriero forte, che ha amato molte donne e ha avuto una grande passione per sua moglie Rossane. Però, in certi momenti, la guerra soprattutto, il viaggio, le grandi tenzoni, aveva bisogno di avere intorno a sé, più che Rossane, gli amici di infanzia, quelli che diventeranno i suoi generali. In particolare Efestione. Con loro viveva una dimensione affettiva tutta maschile. Io, che conosco l’omoafettività, in battaglia sento il bisogno di avere il mio compagno d’armi come Achille con Patroclo».