Gli immigrati omosessuali che hanno subito atti di persecuzione, violenza fisica o psichica, inclusa la violenza sessuale o diretta contro il proprio orientamento possono chiedere asilo internazionale in Italia.
Difficile però capire chi finge e chi davvero corre un pericolo, con tutta la complessità che ancora oggi comporta il dichiararsi omosessuale. Diversi mediatori culturali raccontano che i richiedenti asilo, spesso semplici migranti economici, sostengano di essere omosessuali solo per trarne un vantaggio, riferendo anche storie di violenze tutte simili fra loro, come se avessero ricevuto delle imbeccate da chi cura le loro domande.
I migranti richiedenti asilo gay possono anche essere riconosciuti in quanto tali ricevendo una “protezione sussidiaria”. In sostanza non sei un profugo, cioè non provieni da una guerra ma sei stato discriminato. Questo tipo di protezione si chiama “protezione sussidiaria”, riservata a varie tipologie di soggetti. Tra questi vi sono appunto anche i migranti omosessuali che nel Paese di origine sono stati vittime, per il proprio orientamento sessuale, di un atto di violenza, sono per questo considerabili in pericolo di vita, sono discriminati o lo sono stati.
Nel 2015 hanno ricevuto in Italia lo status di “protezione sussidiaria” 10.225 richiedenti. Nel 2016 12.873. Nel 2017 solo 6.880 (dati ministero dell’Interno). A fronte di un numero di domande totali annue esaminate oscillanti tra le 71.000 e le 91.000.