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E’ una proposta del Movimento Cinque Stelle come misura alternativa alle pene detentive fino a quattro anni. E arriva proprio nei giorni in cui si tiene il congresso delle Famiglie a Verona, con lo scontro nella maggioranza sui temi etici.
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Inizio agosto 2018: il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana propone di abrogare la legge Mancino, “offre una sponda al razzismo anti-italiano”, arriva l’ok di Salvini, poi la frenata, “non è una priorità”.
Fine marzo 2018: il Movimento 5 stelle deposita a palazzo Madama una proposta di legge – la prima firma è della senatrice , seguita dal capogruppo Patuanelli e da un’altra trentina di esponenti pentastellati tra cui Mantero, Lannutti, Perilli, Bottici – per estendere l’aggravante dell’omofobia alla legge Mancino.
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Proprio nei giorni in cui si tiene il congresso delle Famiglie a Verona, con lo scontro nella maggioranza sui temi etici, arriva una iniziativa parlamentare del Movimento in materia di diritti.
“Non si tratta di un provvedimento contro la Lega – spiegano i promotori – Speriamo che l’alleato di governo converga sulla necessità di mettere fine ad aggressioni e ad espressioni di disprezzo per tutelare, anche dal punto di vista legislativo, una minoranza troppo spesso oltraggiata”.
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Il disegno di legge è preceduto da una lunga premessa. Si parte dall’indagine pubblicata dall’Istat nel 2012e riferita all’anno 2011 nella quale si evince che “circa un milione di persone – per lo più uomini, giovani e residenti nel centro Italia – si è dichiarato omosessuale o bisessuale” mentre altri “due milioni circa hanno dichiarato di aver sperimentato nella propria vita l’innamoramento o l’attrazione fisica per persone dello stesso sesso”.
Il disegno di legge M5s cita la Gay Help Line, l’unico servizio di supporto telefonico per persone LGBT esistente in Italia: “nel 2017 – è stato verificato – sono stati circa 20.000 i contatti per denunciare situazioni di discriminazioni, aggressioni o casi di allontanamento dalla casa familiare; in particolare, il 20% delle richieste ricevute attraverso il numero verde si riferisce ad un intervento di natura legale rispetto a casi di violenze e abusi, perpetrati a volte anche all’interno del nucleo familiare di provenienza. Le persone giovani denunciano le violenze o discriminazioni alle forze dell’ordine solo in un caso su venti, mentre gli adulti in un caso su dieci.
Tra le vittime di discriminazioni omotransfobiche figurano anche donne e bambini, a scuola così come in casa o al lavoro”.
Una presa di posizione netta: si punta a far sì che l’Italia segua il percorso intrapreso dalla Svizzera che prevede fino a tre anni di reclusione per i reati di omofobia e transfobia.
Significativo soprattutto il contenuto dell’articolo 2 del disegno di legge. Si prevede “nell’ambito della sospensione del procedimento con messa alla prova dell’imputato, l’ammissione di quest’ultimo ai lavori di pubblica utilità per lo svolgimento, in via prevalente, di attività di ripristino e di ripulitura di luoghi pubblici o ad attività lavorativa in favore di organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, in particolar modo operanti a sostegno delle vittime dei reati di transfobia e omofobia”.
Infine si istituiscono centri antiviolenza per le vittime di omofobia e transfobia, attraverso l’incremento annuale del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, si punta ad “una specifica integrazione con la rete dei servizi socio-sanitari e assistenziali territoriali” all’assunzione di personale specializzato ed appositamente formato” e all’esposizione di una relazione informativa al Parlamento, entro il 30 giugno di ogni anno, da parte del Ministro delegato per le pari opportunità.
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