Patricia Highsmith, regina della letteratura thriller, avrà presto un suo biopic.
The Murderous Miss Highsmith è il titolo del film, che seguirà l’inizio della sua carriera, poco prima che scrivesse il famoso romanzo Il talento di mister Ripley. Secondo quanto riportato da Deadline, il biopic racconterà anche la vita privata di Highsmith, dichiaratamente lesbica, nonché un suo grande amore.
Shailene Woodley interpreterà la scrittrice mentre Cara Delevingne e Noémie Merlant, volto di Ritratto della giovane in fiamme, saranno due delle sue più celebri amanti. Curiosamente, il biopic sarà girato come un horror, mostrando l’interesse di Highsmith per gli omicidi violenti.
Alexandra Pechman dirigerà il film, con Christine Vachon e Gabriel Mayers produttori. Via alle riprese in autunno, in Italia. Nel corso della propria carriera Highsmith venne soprannominata “la poetessa dell’apprensione”, a causa proprio dei suoi romanzi che mettevono in discussione identità e moralità.
La storia di Patricia Highsmith:
“La sola cosa che rende felici è cercare di raggiungere qualcosa che non si può raggiungere.”
“Per rendersi attraente agli uomini, una donna deve continuamente sacrificare la sua libertà, la sua comodità e perfino la sua integrità (anche se di solito l’integrità delle donne è stata distrutta fin dall’infanzia)”.
“Voglio avidamente vivere tante vite… sarò tante persone prima di morire.”
Nata il 19 gennaio 1921 a Forth Worth, Texas, da genitori appena divorziati, cresciuta dalla madre Mary e dalla nonna Willie Mae, Mary Patricia Plangman non conobbe se non tardi e fugacemente il padre biologico, e ricevette il cognome Highsmith dal patrigno Stanley, che sua madre sposò quando lei aveva tre anni. Dopo alcuni andirivieni con il Texas, gli Highsmith si trasferirono definitivamente a New York dove Patricia frequentò le superiori e poi il Barnard College.
Figlia unica, la sua infanzia e adolescenza furono segnate dall’amore frustrato per una madre bella, egoista e manipolatrice, dalla gelosia verso il patrigno e dai litigi in casa. L’infelicità dei primi anni e l’esperienza della famiglia come luogo di infernali conflitti alimentarono il suo senso di diversità e il suo interesse verso tutto ciò che di patologico e anormale si nasconde nella “normalità”.
Fin da giovanissima, Patricia ha coscienza di essere attratta dalle donne, e di dover vivere la sua omosessualità in un mondo fortemente omofobo, che impone di tenere segreti i comportamenti “devianti”, considerati alla stregua di crimini o malattie degradanti. Una madre giudicante e impossibile e la condanna sociale dell’omosessualità nutriranno la sua lunga lotta contro i sensi di colpa, che la condurrà a inventare il suo personaggio più famoso, Tom Ripley, assassino e falsario, amorale inventore di se stesso, che vive sul filo del rasoio e la fa sempre franca.
Lettrice vorace, nei libri cerca una visione del mondo e dell’individuo in cui potersi rispecchiare, lei così diversa dai suoi coetanei. Dotata per il disegno, esita per anni tra pittura e scrittura, optando poi per quest’ultima. Prende fin dall’adolescenza l’abitudine di tenere un diario, che l’accompagna per tutta la vita; la scrittura diaristica diventa per lei strumento importante di autoanalisi, specchio e memoria, ma anche supporto al suo mestiere di scrittrice. A New York, cerca senza troppo successo di pubblicare i suoi racconti e per anni si mantiene scrivendo sceneggiature di fumetti, un mestiere di cui si vergogna.
Il suo primo libro, Sconosciuti in treno, diventa un film di Hithchock; comincia così il lungo ininterrotto idillio del cinema con Patricia Highsmith (idillio unilaterale: la scrittrice non amerà mai il cinema). Il secondo libro, Il prezzo del sale, poi ripubblicato col titolo di Carol, è la storia dell’amore proibito tra la giovane Therese, un personaggio in cui l’autrice mette molto di sé, e la bella e ricca divorziata Carol, condensato di diverse donne da lei ammirate e amate nella turbinosa New York del dopoguerra. Il romanzo, firmato con lo pseudonimo di Claire Morgan, esce nel 1952, ha il ritmo di un thriller e ottiene grande successo. Resterà il suo unico libro a tema lesbico e uno dei pochissimi che hanno per protagoniste donne. Pur odiando le etichette, Highsmith si rassegna a essere una scrittrice di thriller; la suspense, l’inquietudine, l’angoscia, l’irrazionalità dell’animo umano e i suoi abissi sono il suo materiale e gli strumenti del suo mestiere.
Romantica e promiscua, ambiziosa, grande lavoratrice, sognatrice per professione, voyeuse, marginale, disadattata, misantropa e misogina, idealista e cinica: Highsmith coltiva le sue contraddizioni, si innamora di donne che “le fanno male” perché sono le più interessanti, non sopporta la quiete e la stasi, ama la tempesta ma è sempre in cerca di un nido tranquillo in cui lavorare. Fino a trent’anni sogna l’Europa, poi vi compie lunghi viaggi, infine vi si stabilisce nel 1963, prima in Inghilterra, poi in Francia quindi in Svizzera, sempre insoddisfatta, sempre alle prese con un’inquietudine che si placa solo con l’immersione nell’inconscio creativo e nella scrittura.
“Un libro in realtà è un lungo processo continuativo che, idealmente, dovrebbe essere interrotto solo dal sonno.”4
Ha molti amori reali e immaginari, come quello da lei descritto in Questa dolce malattia, e tenta alcune convivenze che si rivelano disastrose. Descritta come eremita e asociale, vive in compagnia dei suoi amati gatti, beve e fuma come negli anni della sua gioventù, rifiutando l’idea di salute, da lei ritenuta una semplice convenzione come quella di giustizia. A 65 anni viene operata di cancro al polmone. “L’arte non è sempre sana, e perché mai dovrebbe esserlo?” 5
Negli anni Settanta raggiunge una fama internazionale e viene acclamata come regina della suspense. Tra romanzi e racconti scrive oltre trenta libri, in cui esplora gli impulsi irrazionali e negati della psiche, i confini della follia, i conflitti della coppia, le pulsioni violente dell’individuo, l’identità come costrutto sociale, il voyeurismo e la fantasticheria come mondi alternativi a quello reale. Si diverte a mettere in satira i difetti delle donne nei Piccoli racconti di misoginia, descrive cupamente l’alienazione di una casalinga nel Diario di Edith, e offre agli animali riscatto e vendetta contro la violenza umana in Delitti Bestiali.
Muore il 4 febbraio 1995 nell’ospedale di Locarno, dopo aver ceduto agli Archivi Nazionali di Letteratura Svizzera i suoi diari e taccuini, e lasciato i suoi beni in eredità a Yaddo, una colonia per giovani artisti, per ribadire la sua fede nei giovani e nel loro potenziale creativo.