Negli scorsi giorni Troy Deeney, capitano del Watford, ha spiegato che secondo lui c’è almeno un giocatore omosessuale in ogni squadra, ma che si esce allo scoperto solo dopo il ritiro dal professionismo.
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E infatti dopo trent’anni da Justin Fashanu, che nel 1990 aveva dichiarato la propria omosessualità subendo una persecuzione che lo portò al suicidio, arriva il coming-out di Thomas Beattie, ex calciatore delle giovanili dell’Hull City.
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Una carriera spesa in Nord America, tra Usa e Canada, che si è bruscamente interrotta per un infortunio alla testa nel 2015. In un’intervista a ‘ESPN’, Beattie ha dichiarato: “Non ho mai pensato di fare coming-out mentre ancora giocavo. Sentivo letteralmente di dover sacrificare qualcosa, o la persona che sono o lo sport che ho sempre amato. Ho usato il calcio come via di fuga e in molti modi mi ha salvato, finchè non ho raggiunto un punto in cui ho avuto una crescita personale. Ma la società mi ha insegnato che la mascolinità è legata alla sessualità e che quindi, visto che ero un atleta che faceva uno sport fisico, mi sembrava una contraddizione enorme. L’ho detto ai miei migliori amici e alla mia famiglia tre mesi fa e poi ho deciso di intraprendere un percorso in cui ne parlo apertamente. Come atleta, è un qualcosa di cui non si parla mai, quindi voglio condividere la mia esperienza sperando che in futuro ci sarà più supporto per persone nella mia stessa situazione. Di recente ne ho parlato con i miei ex compagni di squadra che sono stati eccezionali e mi hanno trattato in maniera per nulla diversa rispetto a prima. Sanno benissimo che sono la stessa persona che ero prima di dirglielo, quindi questo mi ha fatto bene”.
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