Quei manifesti non sono omofobi. Dopo giorni d’incertezza, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) si è finalmente espresso, riabilitando la campagna di promozione del tour del Bus della Libertà di CitizenGo-Generazione Famiglia.
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“La nostra campagna pubblicitaria non è offensiva, non è ambigua e non è discriminatoria”, commenta così Jacopo Coghe, presidente di Generazione Famiglia, la “grande vittoria di oggi”. Una vittoria affatto scontata dato che, inizialmente, l’auotrity (investita della questione dal Ministero delle Pari Opportunità) si era espressa contro. E aveva intimato, con inedita solerzia, agli organizzatori di sospendere la campagna di affissioni perché “contraria alla dignità umana delle persone transgender”.
Alle associazioni era stato contestato l’uso “improprio” dello slogan (“Basta violenza di genere”), la “perentorietà” dell’immagine utilizzata (due mani nere che porgono ad una coppia di bambini degli accessori da adulti) e persino che, nonostante l’indicazione del sito internet dalla fondazione, il manifesto non fosse riconducibile ai suoi autori. Ma le “accuse strumentali”, spiega il numero uno di Generazione Famiglia a Il Giornale.it, “sono state smontate una dopo l’altra grazie ad una memoria difensiva, molto accurata, presentata al Giurì dai nostri avvocati”.
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Così è arrivata l’assoluzione e CitizenGo-Generazione Famiglia tornerà presto a girare l’Italia per portare il suo messaggio: “I bambini sono maschi e le bambine sono femmine”. Ma anche: “Fuori il gender dalle scuole”.
Sapete che l’omofobia può essere segnale di un disturbo mentale?