Dalla settimana prossima in Brunei l’omosessualità e l’adulterio verranno puniti con la lapidazione.
È quanto prevede il nuovo codice penale del piccolo regno affacciato sul Mar Cinese meridionale, nell’isola di Borneo, che nel 2014 ha deciso di incorporare la sharia nella propria legislazione. Queste ultime novità sono state annunciate dal ministero della Giustizia lo scorso dicembre e avranno forza di legge dal 3 aprile.
L’interpretazione integralista della legge islamica praticata dal sultanato prevede punizioni corporali per diversi reati, come ad esempio l’amputazione di una mano per chi si rende colpevole di furto.
Le associazioni per i diritti umani hanno reagito con orrore. “Il Brunei deve immediatamente fermare i suoi piani di applicare queste feroci punizioni e rivedere il suo codice penale nel rispetto dei suoi obblighi nel campo dei diritti umani”, si legge in una nota di Amnesty International, “la comunità internazionale deve condannare con urgenza la decisione del Brunei di mettere in pratica queste brutali punizioni“.
Il sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, ha affermato che il governo “non prevede che gli altri accettino o concordino” con le nuove leggi ma “sarà sufficiente che rispettino la nazione allo stesso modo nel quale noi rispettiamo le altre”. Vicino a Paesi a maggioranza musulmana più moderati, come l’Indonesia e la Malesia, il Brunei – la cui economia è basata su ingenti risorse petrolifere – è diventato sempre più conservatore negli ultimi anni, vietando, tra le altre cose, la vendita di alcolici.