Nuova tappa della faida familiare tra Britney Spears e Jamie Spears, padre e dal 2008 tutore legale della popstar americana. La quasi quarantenne interprete di Baby one more time e Toxic da anni è in lotta con l’uomo per riconquistare la propria indipendenza economica e ora lo accusa di spiarla “anche in camera da letto”. Secondo quanto emerso da Controlling Britney, documentario del New York Times, Jamie Spears avrebbe speso centinaia di migliaia di dollari in detective privati per sorvegliare la figlia e intercettarla attraversio “cimici” piazzate in ogni stanza della casa. Gli investigatori avrebbero avuto accesso alle conversazioni più intime della cantante.
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“Jamie sembrava particolarmente ossessionato dai boyfriend di Britney“, conferma Alex Vlasov, un dipendente dell’agenzia di sicurezza Black Box che ha dato accesso al New York Times a email, sms e registrazioni audio. “E’ stato fatto tutto nei parametri dell’autorità conferitagli dall’istituto della tutela e con il consenso di Britney, il suo avvocato e/o della corte”, si difende papà Spears attraverso i suoi legali. “Siamo particolarmente orgogliosi perché il nostro lavoro ha tenuto Britney al sicuro per molti anni”, è la tesi della stessa Black Box.
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Il colosso della sicurezza fondato dall’israeliano Edan Yemini, che “protegge” anche altre star come i Kardashian, Miley Cyrus e Lana Del Rey, in passato era stato accusato di aver clonato l’iphone di Britney inviando al padre la copia di tutte le comunicazioni in voce e testo, cronologia di navigazione su interne, foto e video, anche i più privati e compromettenti. “Yemini diceva che dovevamo farlo per proteggerla da cattive influenze – sostiene Vlasov nel documentario – ma Jamie monitorava gli sms con la madre, i boyfriend, gli amici più intimi e perfino l’avvocato”.