Finita l’emergenza del Covid, ecco un’altra infezione che mai si era vista trasmessa da uomo a uomo nel nostro continente: si tratta del vaiolo delle scimmie.
“Sono già segnalati decine di casi in Europa: 14 in Portogallo, 9 in UK e 7 in Spagna. Tutti i casi sinora diagnosticati sono stati riscontrati tra uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini, configurando una probabile trasmissione all’interno della comunità“, a scrivere queste parole e a lanciare l’allarme è stato il virologo Matteo Bassetti.
Non è stato possibile identificare un legame epidemiologico tra la maggior parte delle persone colpite, segno che dimostra che esistono diverse catene di trasmissione del virus non identificate. Tutti i casi identificati nei tre Paesi sono tra uomini: l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha chiesto agli uomini gay e bisessuali di segnalare possibili sintomi perché i quattro casi più recenti sono stati identificati all’interno di quei gruppi.
“Per molti potrebbe essere una malattia di cui hanno sentito parlare raramente – contuna – ma la vicinanza nel nome al vaiolo che mieteva vittime nel secolo scorso sicuramente crea allarmismo. Chiamata vaiolo delle scimmie così perché scoperta per la prima volta nel 1958 in alcune scimmie da laboratorio, questa rara patologia ciclicamente presente in numerose zone dell’Africa occidentale e centrale può però colpire anche altri animali, di solito roditori, come topi, scoiattoli, ratti e conigli. Il contagio dall’animale all’uomo è piuttosto raro, causato principalmente da contatto con fluidi corporei o croste di esemplari infetti.”
In passato casi solo da importazione
Esistono due sottotipi di virus del vaiolo delle scimmie, il clade dell’Africa occidentale (quello rilevato nei casi inglesi) e il clade del bacino del Congo (Africa centrale). Il vaiolo delle scimmie è ad oggi una malattia molto rara in Europa. Da quando il virus è stato identificato per la prima volta in un essere umano nel 1970, tutti i casi diagnosticati nel continente si sono verificati in persone che avevano viaggiato in aree endemiche e nei loro stretti contatti. Adesso mentre le prime segnalazioni dal Regno Unito partivano da un viaggio in Nigeria, i successivi non avevano legami con queste persone o con Paesi africani. Da qui, l’allerta che sta tentando di verificare i contatti e la possibilità di trasmissione locale.
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La trasmissione della malattia negli uomini, anch’essa piuttosto rara ma non per questo impossibile, è invece causata non solo dal contatto con fluidi corporei del soggetto malato ma anche dalla condivisione di biancheria e contatto “faccia a faccia” prolungato.
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“Simile alla malattia che colpisce gli esseri umani, il vaiolo delle scimmie non è grave e viene generalmente curato entro poche settimane. I sintomi con cui si manifesta sono soprattutto febbre, mal di testa e dolori muscolari e alla schiena. È possibile che in alcuni casi si presenti anche un’eruzione cutanea con caratteristiche simili alla varicella o alla sifilide. La mortalità segnalata negli esseri umani colpiti dal vaiolo delle scimmie si attesta attorno al 10% dei casi diagnosticati, percentuale inferiore al vaiolo “classico” che solitamente presentava una mortalità del 30% prima di essere debellato. E’ ora molto importante riconoscere i casi sospetti, isolarli e risalire rapidamente a tutti i contatti in modo da cercare di fermare sul nascere questa infezione. Bisogna agire rapidamente e uniti. Non possiamo permetterci una nuova epidemia“, conclude il professore.