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Dopo decenni di prevenzione, il trend sembra al momento quello di un abbassamento di attenzione, e quindi di precauzioni, di fronte alla possibilità di essere infettati. Il rapporto dei Cdc non spiega perché sempre più uomini gay decidano di fare sesso senza preservativo, anche se il dottor Thomas Frieden, direttore dei Cdc, azzarda che la ragione possa essere rintracciata nel “sero-sorting”, l’attitudine di molti gay sieronegativi ad avere sesso soltanto con chi è ugualmente sieronegativo. “Il problema – spiega Frieden – è che un terzo dei gay intervistati non ha fatto il test e uno su dieci è positivo senza saperlo. Quindi molti appendono le loro vite a una pura ipotesi”.
Molte associazioni gay hanno in questi ultimi anni rivolto la loro attenzione alle serate di sesso bareback, non protetto, in tante grandi città americane. Soltanto a New York centinaia di uomini frequentano ogni sera locali dove si svolgono le serate di CumUnion, un gruppo che da anni organizza parties di sesso senza preservativo.
Secondo la rivista inglese FS Magazine, che ha condotto uno studio sul tema, è soprattutto tra le persone omosessuali che i rapporti bareback sono piuttosto comuni Il magazine inglese ha intervistato un campione di circa 800 ragazzi omosessuali inglesi e ha fatto loro una domanda: a quando risale il vostro ultimo rapporto anale non protetto? Il 65% (532 persone) ha dichiarato di non aver usato il preservativo nell’ultimo rapporto. Il 32% degli intervistati ha anche affermato che non ha chiesto al partner se era sieropositivo. Di questi, il 27% ha confessato di condurre una vita sessuale a rischio e l’11% non tiene conto delle infezioni che potrebbe contrarre.
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Sono dati allarmanti perché dimostrano come la maggior parte dei ragazzi intervistati non conoscano o sottovalutino i pericoli che ci possono essere dietro un rapporto sessuale bareback, quando questo viene fatto con uno sconosciuto o comunque con una persona della quale non si conosce lo stato di salute.
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Altre ragioni per la diffusione del sesso senza preservativo stanno probabilmente nell’idea che una persona sieropositiva in cura con i farmaci antiretrovirali abbia scarsissime possibilità di trasmettere il virus; e alcuni studi mostrano che in periodi di crisi economica, e quindi di esistenze più difficili e precarie, le persone sono più portate ad assumere rischi legati alla propria salute. Ma molti attivisti per i diritti gay puntano il dito anche contro le campagne di questi anni. Potrebbe infatti essere stato un errore concentrare gli sforzi nei locali e negli spazi pubblici in genere. Molti, i più giovani soprattutto, tendono a non frequentare i locali e a organizzare i propri incontri attraverso la Rete e app dei cellulari come Grindr e Scruff. Diventa dunque più difficile far partire campagne di sensibilizzazione e prevenzione.