Salvo Palazzolo per “la Repubblica”
«La prima volta che ha abusato di me avevo 9 anni. Mi ha violentato a casa sua». È drammatico il racconto di G., un giovane di 21 anni che ha deciso di confessare a Salvo Palazzo per “La Repubblica.it”, degli abusi subiti in Sicilia da un prete.
«Le violenze di quel sacerdote sono andate avanti fino a tre anni fa», sussurra. Ora, c’è un’inchiesta della procura e della squadra mobile di Siracusa contro un cappellano militare oggi in pensione, che spesso tornava nel suo paese di origine, Francofonte.
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Come ha trovato la forza di denunciare, nel marzo dell’anno scorso?
«Non è stato davvero facile, ho vissuto anni terribili, in cui ho subito anche ricoveri in ospedale. Mi aveva plagiato psicologicamente, mi aveva comprato con tanti regali. E solo quando sono diventato grande ho capito che non potevo tenermi dentro tutto quel malessere che provavo. Così ho mandato una mail al vescovo di Siracusa».
L’ha convocata in curia?
«Due giorni dopo, sono stato chiamato da monsignor Lomanto».
Ieri, il vescovo ha dichiarato che al termine di un procedimento canonico, il 31 ottobre, l’ex cappellano, che dipende dall’Eparchia di Piana degli Albanesi, è stato interdetto dall’esercizio pubblico del ministero.
«A me risulta che continui a dire messa, nella Chiesa madre di Francofonte».
Come riuscì quel sacerdote a carpire la fiducia di un bambino?
«Avevo perso da poco mio padre. E mia mamma era andata via da casa. Così, la nonna aveva accolto me e mio fratello. Qualche tempo dopo, conobbi quel cappellano. Un giorno, mi invitò a casa: mi colpì subito il lusso della sua villa».
Vi vedevate spesso?
«Sì, mi invitava a restare a casa sua. E a dormire con lui. Era la scusa per approfittare ancora di me. Intanto, mi riempiva ancora di regali».
Cosa le diceva?
«Mi spiegava che apparteneva agli ortodossi e che poteva esercitare liberamente la sua sessualità».
Cercò mai di reagire?
«A 14 anni, mi fece vedere come funzionavano alcune app di incontri fra omosessuali. Mi utilizzava come esca. Lì, iniziai ad avere le prime reazioni. E trovai il modo di andare via dalla Sicilia, per qualche tempo ho vissuto a Milano, ero in cura da uno psichiatra del San Raffaele che mi prescriveva degli psicofarmaci. Ma il prete mi ha raggiunto anche lì. Poi sono dovuto tornare in Sicilia».
Gli abusi proseguirono?
«Mi convinse a fare delle videochat erotiche con un prete di Chieti».
Adesso, qual è il suo sogno?
«Vorrei tornare ad essere ragazzo, senza la schiavitù di quell’uomo. Ma non è possibile. Vorrei allora aiutare tutti i giovani che non hanno ancora trovato la forza di denunciare. Vorrei dire loro: non abbiate paura, non tutta la Chiesa è marcia».
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