Una spiegazione per tutto di Gàbor Reisz, con Adonyi-Walsh Gáspár, István Znamenák e András Rusznák (128 minuti).
di Ulderico Grancini
Ambientato nell’Ungheria dei nostri giorni governata dal primo ministro Viktor Orbàn, Una spiegazione per tutto è uno spaccato della società ungherese, polarizzata e spaccata da molteplici tensioni. Abel, uno studente di Budapest che deve affrontare l’esame di maturità, si trova al centro di uno scandalo nazionale scaturito da una questione privata: durante l’esame orale il ragazzo indossa una spilla con i colori della bandiera ungherese, che rappresenta l’appartenenza alla nazione: ne nasce uno scontro con il professore di storia, progressista, che coinvolgerà il padre di Abel e si estenderà oltre ogni immaginazione. «L’esibizione delle spille da parte dai nazionalisti durante gli eventi e le manifestazioni di partito ha cambiato sensibilmente il significato di questo simbolo negli ultimi 20 anni», commenta il regista Gàbor Reisz. «Se un tempo rappresentava l’indipendenza ungherese e il legame con il Paese, oggi chi la indossa è considerato un sostenitore della nazione e chi non la indossa ne è, invece, un oppositore. La situazione si è aggravata a tal punto che ogni raduno di amici o parenti sfocia presto in una presa di posizione e, di conseguenza, la gente è sempre meno interessata all’opinione altrui e ad ascoltarsi l’un l’altro». Le intenzioni sono buone, peccato che lo scontro tra padre e professore sia più che altro uno sfogo reciproco abbastanza superficiale e slegato dalla vicenda umana del protagonista, che occupa gran parte del film. In ogni caso, l’Unione Europea è chiamata il prossimo giugno alle urne e il film vuole mandare un forte messaggio politico e sociale a tutti i cittadini.
Storia
Budapest, oggi. Abel prepara il suo esame di maturità schiacciato tra le aspettative della famiglia e l’amore non confessato per la sua amica Janka. Quando l’esame va storto, la bocciatura del ragazzo diventa la scintilla che incendia lo scontro tra suo padre, convinto conservatore, e il suo professore di storia, progressista. Finché l’accaduto non diventa scandalo mediatico e il conflitto si sposta su un piano ancora più ampio… Ambientato nell’Ungheria di Orbán e acclamato al Festival di Venezia, Una spiegazione per tutto racconta l’oggi con raffinata umanità e restituisce il ritratto di un Paese (e di un’Europa?) spaccato in due, dove nessuno sa o vuole comunicare apertamente con l’altro.
Nelle sale dall’1 maggio.