Arisa si è confessata in una lunga intervista a La Repubblica, rivelando aspetti inediti del suo passato e del suo percorso artistico.
Durante l’intervista al Marateale Film Festival, l’artista lucana ha parlato del brano Canta ancora, scritto per il film Il ragazzo dai pantaloni rosa, e ha condiviso ricordi della sua adolescenza, segnata dal bullismo ma anche dalla forza con cui ha saputo trasformare la sua diversità in una risorsa.
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Cresciuta in campagna, Arisa ha raccontato di aver avuto un’educazione fondata su valori concreti: “Siamo persone che hanno la cultura della terra, del lavoro, del sacrificio. Non ci aspettiamo mai nulla da nessuno, sappiamo che dobbiamo rimboccarci le maniche“. Questi insegnamenti l’hanno accompagnata anche nei suoi primi passi nel mondo della musica: “Ho iniziato facendo piano bar, scoprendo così quanto mi piacesse cantare. La mia voce mi ha permesso di esprimere una parte di me stessa che non riuscivo a tirare fuori, diventando un’ascoltatrice di me stessa“.
Il brano Canta ancora ha un significato particolare per Arisa, scritto in un momento difficile della sua vita: “Quando mia madre non stava bene, ho scritto questa canzone. Non sapevo come affrontare la situazione, è difficile diventare genitori dei propri genitori. La canzone dice ‘se potessi solleverei le tue pene’, ma era complicato confrontarsi con tutto ciò“.
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Arisa ha anche riflettuto su come le esperienze della sua vita l’abbiano plasmata, permettendole di trovare forza nelle avversità. “Sono stata bullizzata, ma non è stato il cruccio della mia vita. Sono sempre stata fatalista, anche con le cose negative che mi succedevano. L’ho sempre presa con filosofia“.