L’Arabia Saudita si divide sulla musica nei ristoranti, mentre è polemica per l’atteso concerto di Mariah Carey previsto giovedì prossimo vicino a Gedda, la città “più occidentale” di un paese dominato da una versione rigorista dell’Islam e noto per la sua politica repressiva.
In rete, attivisti sauditi e stranieri hanno chiesto a gran voce che Mariah non si esibisca, assieme ad altri cantanti e DJ stranieri, all’inaugurazione di un torneo internazionale di golf.
Per Carey quello del 31 gennaio è il primo concerto in Arabia Saudita e i biglietti sono esauriti. Secondo la stampa, molti tagliandi sono stati regalati a ospiti di riguardo dal principe ereditario Muhammad bin Salman per promuovere l’immagine di un Paese sulla “via delle riforme” e delle “aperture sociali”.
Nei mesi scorsi, alle donne non single è stato consentito entrare negli stadi da calcio, nei cinema e nei teatri, oltre che di guidare auto, ma sempre col permesso del marito o di un “garante” maschio. Molti attivisti – tra cui compare l’egiziana-americana Mona Eltahawi – affermano che col suo concerto Mariah Carey finirà per legittimare le politiche repressive dei regnanti sauditi, in primis le violazioni contro le donne, molte delle quali anche di recente finite in carcere, come il caso della giovane Lujayn Hathlul.