“Ma quale patriarcato… Il delitto di Giulia non nasce dal patriarcato. E poi, le assicuro che dal mio osservatorio vedo molto, molto più matriarcato”: lo dichiara in un’intervista a Libero la legale Annamaria Bernardini de Pace.
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Prima di spiegare meglio il suo pensiero, l’avvocato fa una premessa: “Quando ho cominciato a fare questo lavoro, nel 1989, il mio è stato il primo studio tutto al femminile. L’unico uomo era il segretario che rispondeva a noi tutte. Oggi siamo ventisette donne e due uomini. Sono una ex femminista, figlia di un magistrato dal carattere autoritario, ex moglie di un fascista, eppure mi sono liberata”.
Quindi afferma: “Prima della riforma del diritto di famiglia, nel 1975, le donne non avevano parità giuridica, rispondevano al marito. Una volta che giustamente hanno ottenuto la parità, non si sono accontentate perché vogliono essere più potenti”.
“Me lo ricordavo più allegro e vivace”: a parlare è l’ex suocera di Raoul Bova, Annamaria Bernardini De Pace
“Le madri credono di essere le uniche ad avere diritti sui figli perché li hanno cresciuti, perché hanno passato più tempo con loro, eccetera. Oggi il 76% di ricorsi di separazioni partono dalle donne, sono loro a voler porre fine a un matrimonio – dichiara Annamaria Bernardini de Pace – Le signore tradiscono molto più dei maschi solo che non si fanno scoprire, mentre i mariti hanno la sindrome di Pollicino e lasciano tracce ovunque. Ci sono donne che non si separano solo perché lui è ricco, e molte di quelle che divorziano da un uomo ricco vogliono solo spennarlo. E poi le amanti”.
“Vogliono passare dalla serie B alla serie A e allora pubblicano le foto su Instagram in cui indossano le scarpe della moglie di lui prese di nascosto dalla casa al mare. Sono loro che decidono per l’uomo. Le vere vittime sono i maschi” aggiunge la legale.
Secondo l’avvocato “le leggi che tutelano le donne, oggi, per fortuna ci sono”. Tuttavia, a suo avviso, le donne vengono ancora uccise “perché sono educate a subire e non sanno scappare dagli uomini cattivi”.
Sul femminicidio di Giulia Cecchettin, invece, afferma: “Credo che Filippo sia cresciuto, come molti giovani di oggi, nella bambagia. Non gli è stato mai detto ‘no’ e non è diventato emotivamente adulto. Non gli è stato insegnato che i cambiamenti sono necessari. Considerava Giulia come sua e quando lei gli ha comunicato che non voleva più stare con lui, non ha accettato la decisione, non ha saputo attraversare il dolore della perdita. Giulia, invece di ascoltare la sorella, invece di auto-tutelarsi lasciandolo perdere, ha fatto prevalere la sua generosità”.
Sul fatto che potrebbe essere attaccata per le sue affermazioni nell’intervista, Annamaria Bernardini de Pace risponde: “Lo so che le femministe tossiche diranno questo. Ma Giulia non se l’è cercata. La colpa è di Filippo. Dico solo che avrebbe dovuto pensare più a se stessa che a Filippo”.