È stata una serata di sorprese e pronostici disattesi quella degli ultimi Tony Awards, massimi riconoscimenti americani per il teatro.
Ma se c’è un premio che davvero non ha stupito nessuno, è stato quello per il miglior attore protagonista a Andrew Garfield. Garfield è tra gli interpreti più talentuosi della sua generazione, ammirato per i suoi ruoli complicati, come il gesuita di Silence di Scorsese o il militare raccontato da Gibson in La battaglia di Hacksaw Ridge, che gli è valso una candidatura agli Oscar.
Al attore è stato consegnato sul palco della Radio City Music Hall di New York, una statuatta anche per il suo discorso, definito subito come uno dei più toccanti e significativi degli ultimi tempi. Garfield ha vinto grazie al ruolo di un ragazzo gay negli anni Ottanta, quelli in cui l’opinione pubblica realizzava l’entità del dramma legato all’Aids, raccontati in Angels in America, opera teatrale di Tony Kushner che era già andata in scena nel 1993.
Garfield si è detto onorato di aver interpretato il suo personaggio «perché rappresenta lo spirito più puro dell’umanità e specialmente quello della comunità Lgbtq. Uno spirito che dice no all’oppressione, uno spirito che dice no al fanatismo, no alla vergogna, no all’esclusione. È uno spirito che dice che siamo tutti perfettamente uguali». Quindi, la dedica del riconoscimento, che ha vinto battendo colleghi come Denzel Washington, Tom Hollander e Jamie Parker. «Dedico questo premio alle innumerevoli persone Lgbtq che hanno combattuto e sono morte per proteggere quello spirito, per proteggere quel messaggio, per il diritto di vivere e amare».