Andrea Pinna, 37 anni, influencer, youtuber, autore del blog Le perle di Pinna, ex Pechino Express, ci ha provato 22 volte, non c’è riuscito.
Pinna è stato ospite a La Volta Buona, da Caterina Balivo su Raiuno, dove ha parlato del suo bipolarismo, della clinica dove è stato ricoverato e di quando ha pensato di farla finita: “La mia famiglia mi ha salvato”.
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Lo racconta senza filtri o scorciatoie in Il mio lato B (polare) edito da HarperCollins, ora in libreria. Dopo un periodo di assenza, Pinna non nasconde nulla dal racconto degli ultimi dieci anni: il successo, la depressione, le droghe, l’alcol, una rapina, il ricovero, i demoni, la risalita. Una diagnosi – disturbo bipolare, uno dei tipi più gravi – e la terapia farmacologica che all’inizio non è stata per niente facile da dosare. «Non credo di esagerare, dicendo che il bipolarismo mi ha rubato un bel pezzo di vita», racconta, «Voglio però dire che si può stare meglio».
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«Una mattina mi sono alzato e ho trovato il mio ex fidanzato che singhiozzava sul divano. Io non ricordavo nulla, ma la notte mi svegliavo nel sonno in preda alle allucinazioni e lo accusavo continuamente di tradirmi, trattandolo male. E lui mi accudiva. Lì mi sono detto: non posso far soffrire una persona in questo modo. La patologia non era ancora diagnosticata, ma quello è stato il primo passo».
Qual è stato invece il momento di svolta, la chiave del miglioramento?
«L’incontro con il professor Tondo, luminare della psichiatria esperto in bipolarismo». E oggi Pinna sta molto meglio. «La mia», continua, «è una storia di autodistruzione. Vizi, sbagli, amplificati dalla malattia, e usati contro di me. Ma da quando le medicine sono quelle giuste non ho più gli sbalzi d’umore incontrollati, né le crisi».
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Prima della sua malattia, cosa pensava delle celebrità che rivelano i loro problemi di salute mentale? «Ho sempre pensato che facessero bene. Sdoganare un tema che è ancora un tabù è sempre positivo».
E stavolta può essere lei ad aiutare altre persone. «Se anche ne aiutassi una sola, sarei contento».
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