Sul palcoscenico Ambra Angiolini nei panni della madre e Arianna Scommegna in quelli dell’insegnante di Gidion, un ragazzino di prima media, che è stato sospeso ed è tornato a casa pieno di lividi. Vittima del bullismo o lui stesso un molestatore? Alle prese con una questione delicata e molto attuale sul mondo dell’adolescenza, le due donne cercheranno, nell’ora e mezza del colloquio genitori-insegnanti, di sviscerare il tema del bullismo in un confronto durissimo, che potrà forse dare un senso al loro dolore, allo smarrimento e al reciproco, soffocante, senso di colpa.
Il testo della drammaturga statunitense Johanna Adams non offre però solo una riflessione sul grave tema del bullismo e sui suoi effetti, ma ne cerca le radici, le cause. Il nodo appunto.
Il titolo originale, “Gidion’s Knot” rimanda al nome del giovane Gidion, ma è anche un gioco di parole: in inglese suona come gordian’s knot, il “nodo gordiano”. “È un nodo che non puoi districare se non tagliandolo di netto”, spiega la regista: “Perché esistono conflitti che non possono più essere sciolti, ma solo recisi. E dunque: non bisognerebbe mai trovarsi in circostanze tanto estreme da risultare irrecuperabili”.
Al centro dello spettacolo (e del testo, ndr) un incandescente dialogo su valori e responsabilità, fra il mondo della scuola – in continua trasformazione – e quello della famiglia. “Viviamo in una società”, dice la Sinigaglia: “dove i genitori troppo spesso difendono ad oltranza i loro figli, difendendo in realtà nient’altro che se stessi. Una società dove gli insegnanti sono sottopagati e poco, pochissimo considerati. Una società dove un qualsiasi ragazzo ha il diritto di sentenziare sulla validità dell’insegnamento. Una società dove a volte fare l’insegnante è un ripiego, non il più nobile degli incarichi”.
Quali sono le responsabilità educative dei genitori e quali quelle delle istituzioni nei confronti dei figli? Di chi è la colpa se i nostri figli si trasformano in vittime o carnefici? Com’è possibile che si possa scatenare una violenza tale da indurre un ragazzo o una ragazza ad uccidersi? Dove sbagliamo? Chi sbaglia? Di chi è la responsabilità?
A tutte queste domande cerca di dare un risposta lo spettacolo, che è tutt’altro che retorico o scontato e che non cerca facili risposte, ma piuttosto scava nella coscienza di tutti con un piglio molto asciutto e diretto.
“Il confronto/conflitto, che si viene a creare tra la madre e l’insegnante racchiude in sé tutti noi come singoli individui e tutti noi come società. E ci pone di fronte alle nostre responsabilità: per ogni ragazzo ferito, umiliato, ma anche per chi umilia e ferisce, siamo noi ad essere sconfitti, come individui e come società, nostra è la responsabilità, nostra è la pena e il dolore”, aggiunge la regista.
Di questo racconta “Il nodo” di Johnna Adams in scena dall’1 al 6 marzo al Teatro Franco Parenti con la regia di Serena Sinigaglia.