Di Stefano Di Capua
L’emergenza sanitaria da Covid-19 non accenna a scemare e l’indice dei contagi è in risalita. Il Governo ha emanato nuovi decreti, dividendo l’Italia in tre fasce di rischio, in base a ventuno parametri di riferimento. Lo spettro della crisi economica torna concreto, dopo la lenta ripresa dell’estate. Molti i settori penalizzati dalle restrizioni sociali, innumerevoli le proteste tra i cittadini, ma non solo. Anche Alda D’Eusanio, volto storico del giornalismo e della televisione italiana, infatti, ha voluto dire la sua a riguardo: “Mi colpisce il fatto che ogni qualvolta che nel nostro Paese c’è un problema, venga penalizzata la cultura. Ma vorrei ricordare al ministro Speranza, che la salute non riguarda soltanto il fegato, i polmoni o il cuore, riguarda anche la mente e l’umore”, ci ha detto la conduttrice abruzzese. “Io non ho paura di questo virus, perché ritengo che ci sia un’esagerazione. E’ la prima epidemia nell’era dei media e dell’informazione h24; le altre epidemie che abbiamo vissuto, e che avevano una mortalità ben più elevata, non ci hanno fatto paura come fa paura questo virus poiché prima la comunicazione era più contenuta”.
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Alda, la pandemia ha fortemente penalizzato molti settori, soprattutto quello dello spettacolo e dell’arte. Qual è la tua opinione in merito?
“La situazione è abbastanza triste perché quando si presenta un problema di tale portata, se nessuno è capace di trovare una soluzione, inevitabilmente crescono l’angoscia e la preoccupazione. Ciò che mi colpisce è che, ogni qualvolta che nel nostro Paese c’è una difficoltà, viene penalizzata la cultura, l’istruzione, la scuola. Anche il cinema, il teatro e la televisione sono cultura, non sono semplicemente un passatempo. Vivere in una Nazione che ritiene che la cultura sia un peso e una spesa piuttosto che un investimento, è la cosa che mi preoccupa maggiormente”.
Come sta cambiando la cultura in questo periodo tanto complesso?
“La cultura non è più la persona che si chiude nella sua torre d’avorio e legge il libro. Come dico spesso, io leggo per legittima difesa. La cultura è il contatto, la relazione personale tra l’insegnante e l’allievo, tra l attore e lo spettatore, ed è fondamentale per la costruzione dell’essere umano e del suo rapporto con l’altro essere umano. Non siamo fatti per vivere da soli su di un’isola deserta. La nostra educazione inizia sin da piccolissimi, da quando andiamo all’asilo, alla scuola materna, poi alle elementari, alle medie, al liceo e all’università. E ognuno di noi si porta dentro il primo maestro e l’insegnante che ci è piaciuto di più, perché è fondamentale il rapporto umano. Questa epidemia, cosi come la rete, hanno cambiato le relazioni fra gli uomini. C’è gente che crede di avere non so quanti amici, anzi ne ha a malapena uno ma perde anche quello perché sta sempre attaccato alla rete”.
Le scuole sono state chiuse ed è stata ripristinata la didattica a distanza. Cosa ne pensa?
“Si metta nei panni dell’insegnante che sta in video lezione: è come stare in aula senza gli studenti, parlando a vanvera. Non c’è soltanto la difficoltà dell’alunno ma anche quella del docente a cui manca il suo gregge; è come mandare un pastore in giro senza le pecore. E’ una mancanza grossa. Quando il ministro Speranza parla di salute, io vorrei ricordargli che la salute non riguarda soltanto il fegato, i polmoni o il cuore, riguarda anche la mente, l’umore. L’umore è quello che più aiuta, è il farmaco migliore per affrontare qualunque tipo di malattia. ‘Mens sana in corpore sano’, come suol dirsi. Questo, però, non è possibile se la nostra mente si ammala a causa della depressione, per la paura e per il panico che le istituzioni ci trasmettono, quando ci dicono di essere delatori, denunciando il vicino che fa la festa, quando ci spiegano che i contagi nascono in casa e che quindi il nemico può essere dappertutto, può essere nostra madre, nostro padre, un fratello, uno zio, un figlio, un marito. Infatti, sono aumentate in modo esponenziale le vendite di psicofarmaci. Nessuno si rende conto che la mente è molto importante, più dei polmoni”.
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Ora che i contagi sono nuovamente in risalita, cosa crede che accadrà nei mesi a venire?
“Io non ho paura di questo virus, perché ritengo che ci sia un’esagerazione. E’ la prima epidemia nell’era dei media e dell’informazione h24; le altre epidemie che abbiamo vissuto, e che avevano una mortalità ben più elevata, non ci hanno fatto paura come fa paura questo virus poiché prima la comunicazione era più contenuta. La televisione ci ha bombardato con immagini drammatiche: la protezione civile che ogni pomeriggio esercitava i numeri dei morti, la visione dei camion dei militari che portavano via le bare dei nostri nonni, dei nostri padri. Non dimenticherò mai il volto degli anziani che, dietro le finestre, salutavano con mano stanca i figli i quali piangevano fuori senza poterli salutare se non da lontano, senza poterli abbracciare. Io, che conosco la morte, so quanto sia importante per chi resta la consolazione di aver tenuto la mano del proprio caro e, per chi parte, la consapevolezza di non essere stato lasciato solo nel momento più terribile della propria vita, nel momento della grande paura. Queste immagini, però, le abbiamo viste solo durante questa emergenza sanitaria e trovo che la cosa sia eccessiva perché queste foto e questi filmati ci hanno resi tutti pazzi di paura”.