“Fai schifo, voi gay dovete fare tutti la stessa fine e quelli che incontreremo la faranno.” Lerry ha 20 anni è della provincia di Foggia e vive a Roma da soli tre mesi e ieri pomeriggio è stato aggredito e picchiato da tre ragazzi perché omosessuale. Questo non è il primo caso di aggressioni omofobe nella capitale e noi di SPYit abbiamo incontrato il giovane per chiedergli cosa è accaduto. Ecco il suo racconto:
Ciao Lerry, come stai?
“Sono ancora scosso da ciò che mi è successo, ho un po’ di dolori all’anca e alla schiena per via dell’impatto e di tutte le botte ricevute.”
E mentalmente come ti senti?
“Rispetto a ieri sto molto meglio, grazie al sostegno e alla solidarietà delle persone che mi stanno vicino e ho trovato anche tanta solidarietà sul web.”
Ti va di raccontarci come sono andate le cose?
“Erano circa le 18, stavo uscendo dal lavoro e mi recavo verso la metrò di Flaminio.”
Eri da solo?
“Si, stavo camminando e ad un certo punto mi sono sentito tirare i capelli e scaraventare per terra: ‘frocio di merda’ mi ha gridato uno dei tre aggressori mentre gli altri due hanno iniziato a schiaffeggiarmi e a tirarmi calci. ‘Fai schifo, voi gay dovete fare tutti la stessa fine e quelli che incontreremo la faranno’. Tutto questo mentre mi picchiavano ma per fortuna alcuni passanti si sono fermati in mio soccorso, soprattutto Anna, una ragazza fantastica che mi ha aiutato spingendo via gli aggressori mentre altri hanno chiamato le forze dell’ordine facendoli scappare.”
Era la prima volta che li vedevi?
“Si, anche perché vivo a Roma da soli tre mesi.”
Subito dopo cos’è successo?
“Appena sono arrivati i Carabinieri ho raccontato l’accaduto ma, a detta loro, non posso sporgere denuncia perché le lesioni che avevo sul corpo erano lievi (cioè non c’era fuoriuscita di sangue) e quindi non potevo denunciare il caso. Io ed Anna abbiamo descritto un po’ i tre ragazzi, avranno avuto 25/27 anni ed erano molto grossi fisicamente. Ricordo benissimo uno di loro, aveva una cicatrice sul volto, la testa rasata ed era muscoloso. I Carabinieri hanno detto che avrebbero verbalizzato il tutto e che alla prossima loro azione sarebbe scattato l’arresto ma che in quel momento non avrebbero potuto far nulla per aiutarmi perché gli aggressori non erano presenti.”
Quindi sei andato via?
“Si, ma non ero solo, Anna è stata così gentile da accompagnarmi fino a casa.”
La tua famiglia sa di te?
“Si.”
Ed hai raccontato tutto ai tuoi?
“Solo a mia madre per telefono. I miei sono separati e mio padre, per via della mia omosessualità, non lo sento da quasi un anno.”
Come ha reagito tua mamma quando ha saputo dell’aggressione?
“È scoppiata in lacrime, non immaginava che a Roma potesse succedere una cosa del genere. Ma la cosa più brutta per lei è stato il fatto di essere a Foggia, lontano da me, e non potermi stare vicino. Però mi ha subito prenotato un biglietto per scendere in Puglia da lei… sia io che lei abbiamo bisogno di stringerci in un forte abbraccio.”
Hai paura?
“Si, tanta. Ho paura di uscire da solo ovviamente, ma ciò non mi bloccherà di certo. Sono sempre stato forte, la vita mi ha portato ad affrontare tante situazioni da solo e non mi fermerò dinanzi a ciò che è successo. Quello che è accaduto non ha fatto altro che fortificarmi. Continuerò a lottare, con i denti e con le unghie, per ciò che sono e per ciò che voglio.”
Sai che non sei più solo vero? Se c’è una cosa bella che bisogna riconoscere alla comunità gay (e non solo) è proprio la solidarietà. Dopo questa intervista magari avrai qualche amico in più in giro per l’Italia.
“Questo mi rallegra molto e il sapere di non essere più solo mi dà tanta carica.”
C’è qualcuno che già ti sta vicino in queste ore?
“Si, i miei coinquilini. Appena hanno saputo dell’aggressione una di loro, Giusy, è scoppiata in lacrime e la mattina dopo sono stati così carini da farmi trovare la colazione a letto.”
Se avessi di fronte a te i tre ragazzi, cosa gli diresti?
“Ciao ragazzi, sono qui di fronte a voi non per insultarvi ma per parlare. Forse non ci crederete ma non vi odio, non ho mai provato odio per nessuno e continuerò ad essere quello che sono, nonostante il dolore che mi avete creato non mi fermerò, … Se qualcuno vi ha feriti voi amatelo lo stesso, non potete immaginare quant’ è bello amare, anche le cose più banali perchè tutti hanno bisogno d’amore. Amarsi è la chiave della nostra vita perchè l’amore è felicità. Cercate la vostra felicità, ma non distruggete quella altrui, non distruggete la vita di qualcuno che ama amare e donare un sorriso. Anche voi siete nati per amare e per essere felici e perché non farlo? Non vi giudicherò per ciò che avete fatto perché il perdono è la massima espressione d’amore e per questo io VI PERDONO.”