In “Framing Britney Spears” si vede una cantante sola, fragile, arresa e prigioniera della sua stessa casa. È questa l’immagine della cantante che viene dipinta dai sostenitori del movimento #FreeBritney, coloro che sostengono che, da quando il padre James è diventato il tutore e l’amministratore di tutti i suoi beni, la popstar si è chiusa in sé stessa e cerca in modo disperato di chiedere aiuto.
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I video postati quasi ogni giorno sul suo profilo Instagram nei quali balla in salotto con lo sguardo assente, secondo alcuni sotto il controllo vigile dello stesso James che impedirebbe alla figlia di gestire i social in maniera autonoma, sono l’ennesimo grido di aiuto che sarà indagato in Framing Britney Spears, il nuovo documentario della serie The New York Times Presents che debutterà negli Stati Uniti su FX e su Hulu il prossimo 5 febbraio.
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Al centro della docu-inchiesta, la sesta curata a livello televisivo dal Times, si ripercorrerà la burrascosa storia di Britney e gli eccessi ai quali si è lasciata andare negli anni Duemila al punto da mettere in dubbio non solo le sue facoltà mentali, ma anche se sia o meno una buona madre. In tutto questo, suo padre James “Jamie” Spears, che ha acquisito la sua tutela perché Spears è stata considerata incapace di prendere decisioni in maniera autonoma, rappresenta per alcuni un salvatore e per altri un carceriere. L’hashtag #FreeBritney continua ad affacciarsi tra i trend topic di Twitter ormai da qualche anno, ma la situazione della cantante, che continua a vivere la sua vita in una campana di vetro lontana dai fan e da chi le vuole bene, non sembra migliorare.