Queer è il nuovo attesissimo film di Luca Guadagnino con Daniel Craig nel ruolo dell’alter ego dello scrittore William S. Burroughs, omosessuale, alcolista e dipendente da stupefacenti.
Espatriato americano a Città del Messico nel pieno degli anni ‘50, perde la testa per il giovane Eugene Allerton (Drew Starkey). Una pellicola che si annuncia come ricca di scene ad alto tasso di sesso gay, come vediamo anche nelle immagini del primo trailer.
A Venezia 81 Craig ha parlato proprio di questo, riferendosi alle scene con Starkey:
“Volevamo che sembrasse reale, toccante, naturale anche se sappiamo che niente di ciò che accade sul set è intimo, decine di persone ti guardano. E così per rompere la tensione abbiamo ballato, poi il resto è arrivato”. L’attore americano ha rivelato di non avere paura di spiazzare il pubblico con un personaggio omosessuale dopo aver interpretato un macho come Bond: “Non ho alcun controllo sulla mia immagine, scelgo di interpretare ruoli che rappresentano una sfida, per me stesso e per il pubblico, cercando di essere il più interessante e creativo”.
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Per Guadagnino è invece la realizzazione di un progetto che aveva in mente da anni: far diventare un film la storia raccontata da Burroughs (in Italia pubblicato da Adelphi nel 1985 con il titolo Checca). “Quando lessi il libro di William Burroughs avevo 17 anni, quel romanzo ha segnato la mia adolescenza, ne ho cercato i diritti per anni, poi ho avuto la fortuna di lavorare con Justin Kuritzkes in ‘Challengers’ e parlare di nuovo del romanzo con lui. Abbiamo deciso di tentare: i diritti di trasposizione erano disponibili ed è stata una gioia, il sogno di una vita si avverava”,
Il regista è un profondo conoscitore di Burroughs:
“‘Queer’ è il mio preferito, ha questa forma stupenda, picaresca, con un protagonista che gira la notte, va nei bar, parla di continuo, intrattiene, è comico, buffo, tragico fragile, nudo e poi bam! incontra qualcuno che lo incontra a sua volta, ed è come se questo incontro fosse inevitabile, inesorabile”. E non teme lo scandalo, data l’ambientazione e i temi trattati: “Ha una complessità di significati diversi rispetto a oggi. All’epoca di Burroughs, Queer voleva dire checca, frocio un termine denigratorio oppure persona strana, diversa. Moralmente? Non lo so, non mi sono mai posto i problemi della morale e non mi interessa. Queer per me è una profonda radicale storia d’amore che ci riporta alla condizione terminale di essere umani, cioè che siamo soli”.