Enzo Miccio si è confessato in una bellissima intervista rilasciata a Vanity Fair Italia.
L’esperto di moda ha parlato del suo lavoro, del cambiamento fisico, del desiderio di diventare papà e del mondo gay: «Con gli anni ho capito che i primi a non accogliere alcuni gay sono altri gay, e questo mi ha molto ferito in passato. Lì dove mi sarei aspettato un’apertura o una comprensione ho incontrato resistenza e pregiudizio, come se mi bollassero come una ”macchietta”. Evidentemente quello che ho fatto non è stato sufficiente a riscattarmi, ma continuerò nel mio cammino perché sono ancora sensibile al fatto che gli altri possano avere un’idea sbagliata di me».
Il monologo di Enzo Miccio contro l’omofobia: “In tanti mi hanno fatto sentire diverso, sbagliato. Oggi sono fiero di me…” (VIDEO)
Una famiglia che non ha mai avuto problemi con il fatto che fosse omosessuale.
«Non c’è mai stato nessun problema per quello: non dare adito ai pettegolezzi era soprattutto una mia esigenza. Mi capita ancora adesso, considerando che nelle interviste non ho mai voluto porre l’accento su questioni troppo intime».
Cosa è cambiato?
«Che tanta gente non conosce il vero Enzo, quello più fragile e sensibile, perché risucchiato per molto tempo dal suo personaggio».
Qualche anno fa ha detto che aveva rinunciato ai figli per un certo senso di responsabilità. È ancora della stessa idea?
«Sì, sono convinto che il senso di responsabilità mi abbia portato a questa scelta. Appartengo a un’età un po’ matura, e penso che sia onesto ammettere che i figli meritino dei genitori che si possano occupare di loro. Avrei paura di fare una scelta più dettata dall’egoismo che dal benessere del prossimo, e non sarebbe giusta. Senza contare che devi avere al tuo fianco una persona che sente quel bisogno come lo senti tu. Avere un figlio mi sarebbe piaciuto enormemente perché mi sarei impegnato a crescerlo, a educarlo e a lasciargli qualcosa».
Di cosa ha paura?
«Ho un rapporto molto strano con la morte, che occupa gran parte dei miei pensieri. È una cosa che mi spaventa, quindi ne parlo per esorcizzarla il più possibile. L’altro giorno una mia assistente mi ha fissato una call per una coppia che vuole sposarsi nel 2028, ma che ne sappiamo cosa succede fino ad allora? Parliamone almeno fino al 2026, e già mi sembra troppo. Ho, però, anche paura di rimanere da solo, questo sì. Ho paura di non avere nessuna mano da stringere in quel momento».