Donatella Rettore a tutto campo: una che non le manda a dire, che non fa troppi giri di parole.
È così anche per un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera. “Se sono sul palco, 79 volte su 100” si sente Splendida Splendente, come la sua canzone più famosa. “Quello è il mio posto, sto bene, butto fuori l’adrenalina. Il successo me lo godo più oggi, allora ero stressata”. Un’intervista che è anche un volo d’uccello su facce e incontri della canzone italiana ma non solo, tra liti e simpatie.
“Mia madre pensava fossi scema”: il racconto di Donatella Rettore
Ha raccontato di quando la madre la mandò in collegio dalle suore dorotee, di come riuscì a comprare un biglietto per i Rolling Stones a Milano ma anche di come la madre riuscì a non farle prendere il pullman per andarci a quel live. Partecipò per la prima volta al Festival di Sanremo nel 1974.
A un concorso di voci nuove di Riva del Garda incontrò Lucio Dalla. “Era un grande, un generoso. Un giorno mi confidò: “L’amore è universale, io amo uomini e donne”. Soltanto il primo di tanti incontri che ricorda: David Bowie, Elton John, George Michael, Simon Le Bon. E Lucio Battisti: “Quando gli chiesi: ‘Perché non vai più in televisione?’, mi rispose: ‘Perché mi direbbero che ho le cosce grosse e le gambe a x o che mi vesto come un cretino, basta’. Certi giornalisti allora erano davvero cattivi. Con me fu gentile. ‘Sei molto brava’. Trovava che Splendido splendente fosse il pezzo più internazionale scritto da una donna”.
E anche una serie di aneddoti sulle colleghe. Gianna Nannini: “Era noiosa, la Ricordi le consigliò di imitarmi. E fece Fotoromanza vestita da marinaretta, abbastanza ridicola”. Non amiche, “un rapporto glaciale”. Con Marcella un diverbio al Festival di Sanremo. Loredana Berté: “Disse che non vendevo dischi. Risposi che era invidiosa e mi querelò”. E però ha ammesso che fosse lei a cercarla: “Mi scioglierei”.