“Vi chiedo scusa se non sono riuscito ad amare una donna né ad amare bene un uomo per via della mia paura”. Un ragazzo si è tolto la vita e ha salutato famiglia e amici con una lettera d’addio.
Questa triste storia arriva da Palermo dove Alex, nome di fantasia, non ha retto il peso della discriminazione ed è arrivato a compiere il gesto più estremo. Si scusa Alex per non essere riuscito ad essere se stesso, e lo ha fatto con il fidanzato in una lettera.
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Il compagno di Alex ha raccontato quanto sia stata dura per lui convivere ogni giorno con il terrore. Sono state le risate e gli insulti di chi non poteva accettare la sua relazione, così come gli atti di violenza fisica che lui e il suo amore hanno subito all’estero, a creare un ambiente così tossico da non poter più respirare. Questo clima di paura, ansia e solitudine è una cosa con cui tante persone devono convivere, molte delle quali silenziose e senza aiuto.
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Il compagno di Alex si è sfogato con Palermo Today ed ha raccontato che il suo fidanzato viveva nella paura di essere isolato, deriso e discriminato. Tra le tante cose il ragazzo di Alex ha anche parlato di un episodio di omofobia vissuto in prima persona.
“Ha vissuto molti episodi di omofobia. Un giorno un suo amico gli ha detto ‘Non sei fidanzato da tanto tempo, non è che sei fr*c*o?’. Non sono riuscito a salvarlo. Lui non riusciva ad accettare l’omofobia e gli occhi della gente. Mi ripeteva: ‘Vedi quanto odio c’è in questo mondo?’. Me lo diceva ogni volta che leggeva un titolo di giornale che raccontava dell’ennesimo episodio di violenza contro una persona gay. Le cose sono peggiorate dopo che ha assistito all’aggressione di un gruppo di omosessuali al Teatro Massimo a gennaio.
Poi siamo anche stati vittime di omofobia in un viaggio, eravamo in Ungheria. Lì siamo stato aggrediti. Un uomo ci ha urlato in faccia che facevamo schifo. Io invece ho fatto coming out con mia madre e i miei fratelli, che non l’hanno presa bene. Alex aveva anche un collega gay, che veniva isolato. E anche nel contesto lavoro non riusciva ad aprirsi e mi diceva ‘Non voglio essere emarginato’”.